UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Computer e telefonini:
prima del sonno
non fanno bene

Non si naviga prima di andare a letto, non si va su Facebook a tarda ora, non si scrivono messaggini da sotto le co­perte, non si gioca con la Playstation dopo ce­na. Altrimenti si dorme male. Lo dice la National Sleep Foundation, un’associazione che lavora per migliorare il sonno degli americani.
8 Aprile 2011
Non si naviga prima di andare a letto, non si gira tra Twitter e Facebook a tarda ora, non si scrivono messaggini da sotto le co­perte, non si gioca con la Playstation dopo ce­na. Altrimenti si dorme male. Lasciate alle nonne il tempo di aggiornarsi e questi entre­ranno nella lista dei buoni consigli che da­ranno ai nipotini. Servirà qualche tempo pri­ma che nella saggezza popolare si affermi un concetto nuovo: la tecnologia è capace di mi­gliorare le nostre giornate ma anche di peg­giorare le nostre notti. Lo dice la National Sleep Foundation, un’associazione non pro­fit basata a Washington che dal 1990 lavora per migliorare il sonno degli americani.

 
Un sondaggio sul sonno condotto per l’as­sociazione rivela che oggi negli Stati Uniti non si dorme bene. Quattro americani su die­ci dicono che non riescono quasi mai a pas­sare delle notti decenti, sei su dieci si lamen­tano perché al risveglio non si sentono mai davvero riposati. Incrociando i dati gli esper­ti del sonno hanno scoperto che quelli che dormono male spesso sono anche quelli che prima di ritirarsi si dedicano alle loro pas­sioni tecnologiche: Internet, videogiochi, te­lefonini.
C’è una spiegazione scientifica per le cattive nottate della tecnologia. «L’esposi­zione alla luce artificiale nelle ore tra il tra­monto e il momento in cui andiamo a letto sopprime il rilascio di melatonina, un or­mone che concilia il sonno» spiega Charles Czeisler, della scuola di medicina di Harvard. Questo però vale anche per la vecchia televi­sione, che notoriamente non scoraggia af­floscianti pisolini. La differenza, chiarisce Mi­chael Gradisar, dell’australiana Flinders Uni­versity, è che la televisione, come gli stereo per sentire la musica, è una tecnologia che lascia all’utente un ruolo «passivo», mentre i vi­deogiochi, la Rete o i telefonini chiedono un considerevole sforzo «attivo» al cervello di chi li utilizza, colpendolo con stimoli ag­gressivi, ben diversi da quelli rilassanti che po­trebbero arrivare, per esempio, da un libro. Meglio lasciar fuori certi gadget modernissi­mi dalla camera da letto, allora.
Se proprio non si resiste, si conceda l’ingresso solo all’e­book (senza schermo retroilluminato).