UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Comunicare la Parola, la sfida dei social network

Una missione, diverse tecnologie. La Chiesa tiene il passo con i tempi e, senza mai dimenticare i rischi che la Rete può nascondere, prende il largo nel mare digitale. Se ne parla al meeting annuale dell’European christian internet conference (Ecic), realtà ecumenica che riunisce diverse Chiese cristiane europee.
13 Giugno 2012
Una missione, diverse tecnologie. La Chiesa tiene il passo con i tempi e, senza mai dimenticare i rischi che la Rete può nascondere, prende il largo nel mare digitale. «È sempre molto importante capire quali sono le tecnologie più appropriate per servire l’uomo», ha osservato padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede, che è intervenuto al meeting annuale dell’European christian internet conference (Ecic), la realtà ecumenica che riunisce le diverse Chiese cristiane europee impegnate nell’evangelizzazione attraverso le nuove tecnologie. Rivolgendosi ai partecipanti all’evento promosso a Roma dall’Associazione dei webmaster cattolici italiani, padre Lombardi ha messo in luce le chance offerte dalla Rete e dal digitale per raggiungere il maggior numero di persone possibile. «La missione – ha ribadito il direttore della Sala Stampa vaticana – è la sempre la stessa: diffondere la Parola di Dio ed essere al servizio del Papa e della Chiesa nel mondo di oggi».

 
«Lo spazio digitale è molto reale e occorre trovare il modo più sensibile per esserci e far sì che il messaggio di Cristo raggiunga tutti, specialmente i più giovani», ha sottolineato monsignor Paul Tighe, segretario del Pontificio Consiglio delle comunicazioni sociali. «Secondo una ricerca australiana, un ragazzo passa in media 15 ore alla settimana su facebook: se non ci fosse, la Chiesa avrebbe 15 ore di opportunità in meno per farsi conoscere», ha aggiunto monsignor Tighe che ha esemplificato la presenza della Santa Sede in rete ricordando www.news.va, il portale multimediale che raccoglie le notizie provenienti dai vari media vaticani. «La Santa Sede non utilizza Internet come se fosse un deposito, ma con una strategia che segue criteri culturali, evangelici, missionari», ha rilevato da parte sua monsignor Lucio Adrian Ruiz, capoufficio del Servizio Internet Vaticano, presentando le diverse realtà della «grande famiglia dei siti vaticani».
Quella della Chiesa in rete è una presenza effettiva. Del resto, «così come l’ambiente digitale ha un impatto sul modo di pensare e di vivere, lo ha anche sul modo di pensare e vivere la fede, di cercare Dio», ha detto padre Antonio Spadaro, direttore de «La Civiltà Cattolica», per il quale occorre evitare il fraintendimento che porta a contrapporre tecnologia e spiritualità. «La tecnologia – ha spiegato padre Spadaro – è una delle forme più interessanti di spiritualità in quanto è il luogo dove la libertà dell’uomo è sollecitata». Per questo, la Chiesa non può che esserci.