Solitudine digitale: un efficace ossimoro per fotografare la realtà. L’espressione, già nota a studiosi e addetti ai lavori, ha suscitato grande attenzione negli ultimi giorni per la relazione annuale del presidente del Garante per la protezione dei dati personali, Pasquale Stanzione. “Se confondiamo la persona con la sua immagine – ha detto tra l’altro –, se non interveniamo sul male che si compie, ma lo filmiamo, rinunciamo a cogliere, della tecnica, le sue straordinarie potenzialità inclusive e ci condanniamo a un’inconsapevole solitudine digitale, celata da una malintesa idea di connessione totale”. L’analisi attenta e puntuale apre alla presa di coscienza: occorre invertire la tendenza! Se è vero che il digitale può aprire alla socialità, è altrettanto vero che il dispositivo può ingabbiare nell’egocentrismo. La cura alla solitudine è la comunità, soprattutto se è educante anche nel digitale.
Vincenzo