UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Dal contatto all'incontro

"Nuove tecnologie, nuove relazioni", è il tema della Giornata. Un binomio che il Papa, nel messaggio, sviluppa parlando delle luci e delle ombre del web... "Il messaggio estende questa riflessione ai nuovi sviluppi della Rete: all'Internet partecipato, al cosiddetto Web 2.0. Si tratta di quegli usi della Rete in cui i contenuti vengono non solo condivisi, ma in molti casi costruiti dai loro fruitori.
22 Maggio 2009

"Gli strumenti di comunicazione sociale non sono solo dei semplici strumenti. Essi infatti incidono sul costume e sulla mentalità delle persone, cambiano prospettive e stili di vita". Con questa "consapevolezza" la "Chiesa cattolica è sempre stata attenta agli sviluppi delle forme comunicative e alle opportunità che da tali sviluppi potevano essere aperte". A pochi giorni dalla celebrazione della 43ª Giornata per le comunicazioni sociali (24 maggio 2009), Adriano Fabris, docente di filosofia morale all'Università di Pisa, sintetizza in questi termini l'atteggiamento che muove la Chiesa nel suo rapporto con i mass media. "Alcuni documenti (da Inter mirifica a Etica in Internet, da La Chiesa e Internet al Direttorio sulle comunicazioni sociali...) - spiega Fabris - hanno offerto importanti sollecitazioni per utilizzare in maniera consapevole, e non semplicemente per subire, le nuove tecnologie". La Chiesa, prosegue, sottolinea la necessità di promuovere "un uso consapevole e buono della Rete". E proprio "questo è lo sfondo per comprendere il messaggio di Benedetto XVI per la Giornata delle comunicazioni sociali 2009". Al docente abbiamo rivolto alcune domande a partire dal tema della Giornata.

"Nuove tecnologie, nuove relazioni", è il tema della Giornata. Un binomio che il Papa, nel messaggio, sviluppa parlando delle luci e delle ombre del web...
"Il messaggio estende questa riflessione ai nuovi sviluppi della Rete: all'Internet partecipato, al cosiddetto Web 2.0. Si tratta di quegli usi della Rete in cui i contenuti vengono non solo condivisi, ma in molti casi costruiti dai loro fruitori. Si apre la dimensione del social network. Si pensi ai blog, al fenomeno Facebook, ma anche al modo in cui è costruita l'enciclopedia online Wikipedia. Certo: anche in questi casi ci sono luci e ombre. I lati positivi, in sintesi, stanno proprio in questa estensione delle relazioni che la Rete rende possibili. Oggi possiamo tutti essere connessi, e le relazioni che così si determinano sono davvero feconde di relazioni sempre nuove. L'aspetto da gestire è però quello che riguarda le modalità e la qualità di queste relazioni, che possono bensì supportare, ma non già sostituire tutte le altre relazioni in cui siamo inseriti. In una parola: bisogna evitare la virtualizzazione del reale".

Quali opportunità e quali sfide per la Chiesa dalle nuove tecnologie digitali?
"Le opportunità per la Chiesa, in questa nuova situazione, sono davvero molte. Nel mondo del Web 2.0 viene promossa, come dicevo, la dimensione comunitaria. E questo lo sanno bene le tante diocesi e le tante parrocchie che sono presenti in Rete, e che nel fare ciò ricevono un importante supporto dal Servizio informatico della Cei. Si apre così un nuovo modo di essere comunità e di condividere la propria fede. Le sfide, però, sono altrettanto decisive. Una, soprattutto. La Rete, certo, consente di stare in relazione e di moltiplicare i contatti. Ma allora la sfida per la Chiesa in Rete è quella di trasformare il semplice contatto in una forma di vera partecipazione. E di far sì che questa partecipazione sia una partecipazione buona. Ecco la strada che ci indica il Papa con le sue parole".

Rispetto, dialogo, amicizia: è il triplice impegno che Benedetto XVI affida a "tutte le persone di buona volontà". Come promuovere questi tre valori nel mondo della comunicazione digitale?
"Ciò che fa il Papa, nel suo messaggio, è un'operazione molto importante. Potremmo dire: rimette nel giusto ordine i termini della questione. Le nuove tecnologie, infatti, non sono qualcosa che semplicemente ci coinvolge e ci travolge: sono piuttosto un ambito di espressione dell'umano, e vanno perciò riportate alla radice antropologica che è loro propria. Alla base di esse, dice il Papa, vi è il desiderio di esprimerci ad altri e di entrare in relazione con loro. Tutto ciò richiede tuttavia un ben preciso impegno etico. La relazione, anche quella in Rete, può essere compiuta facendo in modo che tutti possano avere accesso a questa dimensione, che tutti vi possano avere diritto di parola, e che a partire da qui tutti possano trovarsi coinvolti in un'ottica di bene comune. Rispetto, dialogo, amicizia, dunque, non sono valori garantiti dal Web, ma sono condizioni da perseguire e da riaffermare proprio nell'uso corretto della Rete".

La Giornata 2009 pare essere rivolta in modo particolare ai giovani. A loro il Papa chiede di "portare nel mondo digitale la testimonianza della fede"...
"I giovani, in quanto «nativi digitali», sono coloro che maggiormente possono sentirsi chiamati a vivere a tutto tondo la loro esperienza di relazione nel Web. Anche come cristiani, portando nel mondo digitale la testimonianza della propria fede. Ciò può avvenire in tanti modi. Ma quello sul quale credo risulti più interessante riflettere riguarda la qualità dell'essere in Rete. C'è infatti anche qui una specifica qualità cristiana. Che non è semplicemente legata a una prospettiva di evangelizzazione. Essa riguarda piuttosto la capacità di promuovere attraverso il Web relazioni buone, senza però dimenticare il mondo, la vita, la carne. Il cristianesimo, infatti, non è una religione virtuale, ma - appunto - la religione del Dio incarnato".

Quali prospettive per un'educazione efficace al nuovo contesto mediatico?
"Rispondere alla sfida educativa oggi è sempre più urgente, come viene sottolineato anche nell'ambito del progetto culturale della Cei. Ed è urgente farlo pure in relazione a ciò che viene richiesto dalle nuove tecnologie. Ma la risposta non può essere semplicemente tecnica. Non si tratta solo di imparare a usare i nuovi mezzi di comunicazione. Educare significa promuovere un uso consapevole, critico di essi. Significa far sì che giovani e adulti - in un'epoca, come la nostra, di diffuso analfabetismo comunicativo - capiscano la posta in gioco: l'opportunità di creare uno spazio comune fra le persone, la possibilità d'istituire relazioni buone. Per essere capaci di agire da cristiani anche nel nuovo contesto mediatico".