Un anno insieme, ma il cammino in comune pare già consolidato. È trascorso un anno dall’uscita del primo inserto mensile di Avvenire realizzato dalla diocesi di Cagliari, quattro pagine inserite come secondo dorso dell’edizione nazionale del quotidiano, diffuse in tutta la Sardegna. Un esperimento ormai diventato una bella realtà. Lo testimonia lo stesso arcivescovo monsignor Arrigo Miglio, promotore dell’iniziativa.
Come giudica il progetto, un anno dopo?
L’esperienza dell’inserto mensile su Avvenire si è dimostrata una bella occasione per far conoscere il quotidiano e anche per mettere in comunicazione i due livelli di pubblicazione: il settimanale diocesano Il Portico e il quotidiano Avvenire. Sono livelli entrambi importantissimi, e questo ci ha permesso di completare e migliorare il nostro modo di comunicare, tra diocesi e parrocchie, tra le parrocchie ma anche tra la nostra Chiesa diocesana e le altre Chiese che sono in Italia. Mi pare un’esperienza importante da continuare in questa prospettiva. Ho parlato del settimanale, ma voglio ricordare Radio Kalaritana, il sito diocesano, i siti delle parrocchie, le altre radio comunitarie come Radio Bonaria e Radio Sant’Elena, la Web tv dei padri Cappuccini, strumenti di comunicazione che devono tra di loro fare rete, perché il campo è vasto, nessuno diventerà mai un doppione dell’altro, nessuno di questi strumenti sarà superfluo. Oggi la comunicazione è una delle sfide più importanti che ci troviamo ad affrontare sia per la vita interna della comunità cristiana, sia nei rapporti con la società.
La diocesi edita un settimanale, ha una radio e un sito Internet. Qual è la valenza pastorale di questi media?
I tre strumenti sono importanti anzitutto nello scambio di notizie interne alla vita della diocesi e danno la possibilità alle diverse realtà locali di far sentire la loro voce. Qualche volta le parrocchie e le altre realtà ecclesiali hanno bisogno di essere stimolate: alcune sentono di doversi far ascoltare dagli altri, altre invece non ne sentono il bisogno, quindi devono essere incoraggiate a farlo. Questo perché nessuna realtà ecclesiale può sentirsi soddisfatta vivendo solo nel proprio ambito, entro i propri confini. Lo vado dicendo anche nella visita pastorale: l’informazione è il punto di partenza per la comunione, che è dono dello Spirito Santo, ma il terreno sul quale può innestarsi è quello dell’informazione reciproca, attraverso cui mettere le basi per una vera comunione ecclesiale.
Lei sta compiendo la visita pastorale. Quale situazione trova nelle parrocchie?
Le situazioni sono abbastanza differenziate da una parrocchia all’altra e da una foranìa all’altra. Ho incontrato finora tutte le parrocchie di Cagliari città, 36, e ho incontrato le 6 comunità del Gerrei. Sono situazioni sociologicamente diverse ma con problemi ecclesiali simili. Dal punto di vista ecclesiale abbiamo comunità parrocchiali vive, ricche e impegnate che hanno bisogno di crescere, per essere parrocchie che vivono la corresponsabilità. Mi riferisco ad esempio al consiglio pastorale e a quello per gli affari economici. C’è bisogno di comunità che sentano maggiormente la missione del laicato oggi. Ciò significa avere comunità attente alle problematiche della società civile e secolarizzata, dove diventa fondamentale la testimonianza dei laici, su due versanti: uno interno, con laici testimoni e corresponsabili nelle comunità, e l’altro verso l’esterno, con laici capaci di portare la testimonianza evangelica in tutti gli ambiti sociali.
Cagliari nel 2017 ospiterà la prossima edizione delle Settimane sociali. Un’opportunità non solo per la diocesi?
È di certo un’opportunità ma anche un dono quello che la Cei ci ha fatto. Una grande possibilità per affrontare, con il supporto di tutta la realtà ecclesiale nazionale, le gravi problematiche legate alla mancanza di lavoro e ai problemi sociali della Sardegna. Sarà l’occasione per tutte le realtà ecclesiali di convergere nella nostra regione per conoscere le potenzialità della nostra isola, sperando che questo appuntamento sia un forte stimolo a tutti livelli per una maggior impegno, affinché si arrivi a valorizzare le energie presenti nella nostra regione, creando nuovo sviluppo.
Don Giulio Madeddu
Direttore dell’Ufficio diocesano per le comunicazioni sociali