Due strumenti, un solo obiettivo: cercare la verità, nella libertà, con responsabilità. Si può sintetizzare in questo assioma l’impegno che ogni giorno mettono in campo, insieme, i settimanali diocesani e Avvenire. Stessa passione, stessa matrice, stesse radici.
I giornali dei cattolici italiani nascono nella seconda metà dell’Ottocento. Fuor i dalla politica, dopo il non expedit, i credenti danno vita a numerose iniziative in campo sociale. Fra queste sono da notare, per la loro presenza capillare, numerosi settimanali e quotidiani. Oggi, in una situazione per certi versi simile, i fogli diocesani e Avvenire giocano il medesimo ruolo: essere fermento nel mondo con uno sguardo puntato verso l’alto.
Lo si afferma da diverso tempo: il cattolico che desidera formarsi un’opinione sui temi che l’attualità mette in agenda ogni giorno non può prescindere dagli strumenti della comunicazione sociale che la Chiesa in Italia offre e propone. Non si tratta di volere uniformare il pensiero, ma di fornire criteri di giudizio perché ciascuno abbia elementi sufficienti per giungere a una visione del proprio territorio, dell’intero Paese e del mondo che prenda in considerazione l’uomo, visto nella sua globalità. Se Benedetto XVI ha parlato della necessità di un’«infoetica» (Messaggio per la 42esima Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali, 2008) significa che nei media si rischia di «non tenere più in conto la centralità e la dignità inviolabile dell’uomo», un po’ come avviene nel campo della medicina e della ricerca scientifica. Su queste basi e con l’obiettivo chiaro e dichiarato di servire la verità, quella «verità che vi farà liberi» (Gv 8,32), il quotidiano dei cattolici e i settimanali diocesani svolgono un ruolo complementare a servizio del lettore.
Fra i diversi strumenti promossi dalla Chiesa italiana si realizza uno scambio bidirezionale fruttuoso per tutti. E Avvenire, assieme all’agenzia di informazione Sir, costituisce un punto di riferimento importante per quanti operano nei periodici diocesani.
Il futuro potrà essere costituito sempre di più da azioni comuni, a cominciare dalla conoscenza e dalla diffusione. Da un lato si è chiamati a realizzare giornali belli, leggibili, in grado di competere sul mercato dei media. Dall’altro non si può non pensare a come farli conoscere. Dal 2004, la Chiesa italiana con il Direttorio sulle comunicazioni sociali parla degli «animatori della comunicazione e della cultura» come di coloro che, in parrocchia, nelle associazioni e nei movimenti, sono chiamati a svolgere un ruolo di mediazione fra i fedeli e il mondo della cultura inteso in senso ampio, mass media compresi.
Uno dei progetti realizzabili da subito è quello dell’abbonamento congiunto: Avvenire e settimanale diocesano insieme. In qualche diocesi è in corso la sperimentazione. Potrebbe costituire una svolta per il futuro. Basta crederci.