UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Filtri per un web sicuro:
ancora troppi i genitori
che non li conoscono

L’83% dei ge­nitori ammette che sul pc di casa non c’è nessun sistema di protezio­ne. Le cose vanno meglio tra i geni­tori più giovani, nella fascia 35-44 anni: quasi il 54% ha installato pro­tezioni. I dati emergono da un’indagine com­missionata dall’associazione Cen­tro Elis a Format srl.
15 Settembre 2011
Tutti d’accordo, o quasi, sulla necessità di impedire ai figli l’accesso a siti pornografici su internet. Pochi però, neanche u­no su cinque, fanno qualcosa di concreto. Come installare un siste­ma di protezione della navigazio­ne.

Metà degli italiani d’altronde non conosce questi sistemi di parental control che proteggono i ragazzi nel­la navigazione nel web. I dati sul dif­ficile rapporto tra famiglie e inter­net emergono da un’indagine com­missionata dall’associazione Cen­tro Elis a Format srl. Il 98% del campione è convinto che almeno fino a 12 anni i ragazzini debbano essere tutelati dall’espo­sizione al sesso. Percentuale che scende coll’innalzarsi dell’età ma comunque resta all’86% anche per i 16 enni fino al 65% che ritiene op­portuno un accesso controllato fi­no a 18 anni. I problemi emergono quando si tratta di fare qualcosa per proteggere i piccoli anche quando non ci sono papà e mamma che sbirciano nel monitor. L’83% dei ge­nitori ammette che sul pc di casa non c’è nessun sistema di protezio­ne. Le cose vanno meglio tra i geni­tori più giovani, nella fascia 35-44 anni: quasi il 54% ha installato pro­tezioni.
Mentre la carta stampata e la tele­visione sono tradizionalmente con­trollati in maniera più o meno effi­cace, internet resta una terra di nes­suno. «Sulle edizioni on line dei grandi quotidiani appaiono foto sessualmente esplicite che le stes­se testate si guardano bene dal pub­blicare sulle edizioni cartacee», di­ce Michele Crudele, direttore del portale di Elis (www.ilfiltro.it).
I sistemi di controllo d’altronde so­no conosciuti solo dal 48% degli i­taliani. Mentre l’Istat ricorda che tra 2005 e 2010 i bambini tra i 6 e i 10 anni che usano internet sono pas­sati dal 13 al 37%, quelli tra 11 e 14 dal 44 al 76%, mentre sono il 92% tra chi ha più di 15 anni.
La necessità di installare sistemi di protezione - afferma la ricerca - è invocata da chi si occupa di pre­venzione della pedofilia sul web. U­no dei meccanismi di adescamen­to degli “orchi” fa leva sull’assuefa­zione dei minori alle immagini ero­tiche. Così inizia uno scambio di fo­to sempre più esplicite e continua il dialogo col pedofilo che punta a un incontro di persona. I filtri però non bastano: «L’uso di questi siste­mi – precisa Crudele – non è risolu­tivo, sia per la loro parziale efficacia che per la possibilità di accedere da altri fonti. È la qualità del rapporto genitore figlio la chiave del proble­ma e la migliore prevenzione».
Il problema si pone anche a scuola dove, specie nelle primarie, manca personale competente e le reti a di­sposizione dei bambini non sono protette. La ricerca del Centro Elis avverte: «La diffusione dell’accesso a internet in modalità wireless an­nunciata dai ministri Gelmini e Bru­netta amplia ancora di più i rischi». «Occorrere regolare per legge l’ob­bligo di identità per chi naviga in re­te – è la richiesta di Crudele – per­ché non è vero che esiste il diritto al­l’anonimato ». Ma internet non va demonizzato perché è anche è fon­te di conoscenza e di socializzazio­ne. «Bisogna affogare il male nel­l’abbondanza di bene», ricorda il Centro Elis. Come? Rendendosi at­tivi. Correggendo le voci sbagliate di Wikipedia, creando video educa­tivi e creativi su Youtube, promuo­vendo cause utili su Facebook.