UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Genova: giornalisti, “protagonisti della sfida educativa”

In occasione della festa di san Francesco di Sales, il cardinale Angelo Bagnasco ha ricordato ai giornalisti: "siete i protagonisti della sfida educativa"...

 
30 Gennaio 2012
«Un popolo si riconosce co­me tale, non in forza dell’e­conomia, ma in forza di u­na concezione dell’uomo, della vita, della società, perché sono i valori che fanno la visione delle cose». Per questo «il mondo dei mass media ha una grande e delicata responsabilità perché una nazione, un po­polo, non lo si fa con l’economia o con la finanza ma con la cultura». Nello stesso tempo, «la banalizzazione» da parte dei mezzi di informazione «nell’approcciare i problemi, anche i più tra­gici, è veramente disedu­cativa e irrispettosa». In­fatti, «non esiste informa­zione senza formazione perché non può esistere una informazione neu­trale » e, sebbene il gior­nalista tenti di mettersi in una posizione il più pos­sibile neutra, «ossia di informare sugli accadi­menti, sa benissimo che, mentre informa, partecipa a una formazione culturale e mentale».
In occasione della festa di san Francesco di Sales, patrono dei giornalisti e degli operatori della comunicazione, che si è svolta sabato 28 a Genova, il cardinale Angelo Bagnasco ha svolto una riflessione a tutto tondo sul mondo dell’informazione ap­profondendo in particolare la «banalità» di alcuni contenuti veicolati attraverso la te­levisione e internet. Per fortuna, ha affermato, «la gente, a un certo momento, si stufa e reagisce e non è vero che di fronte alla banalità la gente non reagisca più e acquisisca tutto quello che viene proposto e propinato e reagisce a quella cultura della banalità che poi di­venta una forma di desocializzazione che corrompe il sentire». Da qui l’invito del porporato, «non soltanto a elevare il gusto per la verità, ma anche essere più educa­tivi nel trattare le tragedie umane, qua­lunque esse siano». «Tutto quello che fa parte della storia – ha proseguito l’arcive­scovo di Genova – deve essere affrontato come informazione, questo è un diritto e un dovere, ma il modo deve essere il più possibile corretto e non banalizzante» per­ché un tale approccio «non aiuta a nien­te ». Concetto ribadito poco dopo quando ha spiegato che, «laddove in una società si assiste a una discesa nel livello di comu­nicazione, magari per farsi leggere o a­scoltare » diventa «doveroso e moralmen­te giusto reagire perché la massa di fron­te a proposte più alte e più nobili non è vero che è indifferente». Agli operatori della co­municazione presenti il porporato ha quindi ri­cordato che i vescovi ita­liani hanno dedicato il de­cennio che stiamo viven­do alla sfida educativa. «Voi giornalisti – ha affer­mato il porporato – siete i protagonisti di un obietti­vo pastorale e culturale, insieme ad altri soggetti come genitori, in­segnanti e la scuola». Ed è per questo mo­tivo, ha spiegato, che «nell’ambito del de­cennio corrente sulla sfida educativa, spe­ro di poter programmare un anno rivolto a voi in cui fare alcune attività e incontri proprio con il mondo della comunicazio­ne, con gli operatori della comunicazione sociale». Al termine dell’incontro ha ac­cennato al congresso eucaristico in pro­gramma a Genova nel 2016. Lo ha defini­to «un’occasione bella e un momento di grazia». Un appuntamento certamente ri­volto alla Chiesa «che, riflettendo sull’Eu­caristia, ritorna alle sue origini», ma an­che di una opportunità «per tutta la città e tutta la società civile perché, se si con­fronta liberamente con il mistero eucari­stico, a prescindere dalla fede, coglierà an­cora una volta la bellezza di una vita che si fa dono».