Venerdì 23 gennaio i giornalisti della Diocesi di Alessandria hanno festeggiato il loro patrono, san Francesco di Sales, con una concelebrazione eucaristica in cattedrale presieduta dal vescovo S.E. Mons. Guido Gallese, che li ha poi incontrati nella sala capitolare per il tradizionale momento di confronto e dialogo con gli operatori della comunicazione. In questa occasione è stato proprio il Vescovo a “fare il giornalista”, ponendo domande e lanciando alcuni spunti di riflessione, a partire dalla tragica attualità dell’attentato a “Charlie Hebdo”: posto che nessuna vignetta mai possa giustificare l’uccisione o la violenza, sicuramente questi fatti impongono ai comunicatori professionisti di interrogarsi sui limiti del diritto di satira.
Libertà di espressione che si intreccia alla ricerca della verità, elemento che il giornalista ha il dovere di rispettare (la legge 69/1963 impone infatti “il rispetto della verità sostanziale dei fatti”).
Papa Giovanni XXIII, il “Papa buono”, aveva definito l’essenza della stampa come “alto servizio alla verità”, proprio durante un incontro con i giornalisti in occasione della festa di San Francesco di Sales, come ha ricordato don Fabrizio Casazza, direttore dell’Ufficio diocesano per le comunicazioni sociali e consulente ecclesiastico piemontese dell’Unione Cattolica Stampa Italiana, nel suo messaggio agli operatori della comunicazione.
Negli ultimi tempi il mondo cattolico ha avuto in dono un comunicatore eccezionale, Papa Francesco: i suoi messaggi evangelici sono semplici e diretti, i suoi “numeri” da record (a Manila 7 milioni di fedeli si sono accalcati sotto la pioggia al Rizal Park per seguire la messa del Papa). La pastorale di questo Papa “venuto dalla fine del mondo” sta riportando molte persone all’interno della Chiesa.
Come sta invece la nostra pastorale? Di quale spinta ha bisogno?
Nella Lettera Pastorale del 29 settembre 2014, Mons. Gallese parlava dei quattro luoghi della presenza di Dio: l’Eucaristia, la comunità, i poveri, la preghiera e, come Papa Francesco, sottolineava l’importanza del discernimento comunitario: mettersi in ascolto della Parola, condividerla con i fratelli e fare discernimento sono le azioni che rinvigoriscono le comunità parrocchiali.
Un ruolo di primo piano spetterà sempre di più ai fedeli laici, in particolare ai giovani, perché con la loro testimonianza di vita vissuta nel Vangelo siano un supporto prezioso all’attività sacerdotale, ricostruendo il senso profondo di comunità.
(Francesca Frassanito)