UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Il Volto Santo di Lucca: una lunga storia in rete

Nel Medioevo era un nodo importante nella rete di vie che conducevano i pellegrini a Roma e in Terra Santa. Ora prova a proporsi anche su un altra rete, quella digitale. Ecco il senso dell’Archivio Digitale del Volto Santo, la reliquia custodita nella Cattedrale di Lucca: un’occasione per riscoprire attraverso il web una lunga storia.
15 Gennaio 2015

Nel Medioevo era un nodo importante nella rete di vie che conducevano i pellegrini a Roma e in Terra Santa. Ora prova a proporsi anche su un altra rete, quella digitale del web. Per aiutare a ritrovare quanta Gerusalemme vi sia nella storia dell’Europa. Si può riassumere così il senso dell’Archivio Digitale del Volto Santo, un nuovo sito che si propone come uno strumento scientifico per lo studio della devozione e dei pellegrinaggi alla reliquia custodita nella Cattedrale di Lucca, un crocifisso ligneo che un’antica tradizione vuole scolpito da Nicodemo dopo aver deposto Gesù nel sepolcro. Dall’VIII secolo è venerata come un’immagine acheropita: incapace di riprodurre fedelmente il volto del Maestro, il dottore della Legge divenuto discepolo si sarebbe ritrovato quei tratti scolpiti da soli in modo miracoloso.Oggi in pochi fuori da Lucca ricordano tutto questo. Non era così – però – nel Medioevo che vedeva arrivare nella cattedrale toscana pellegrini da tutta Europa, per sostare davanti al prezioso crocifisso. Di qui l’idea di rilanciare questa grande pagina di storia attraverso l’Archivio Digitale del Volto Santo, già consultabile all’indirizzo www.archiviovoltosanto.org.
L’iniziativa è promossa dal Sismel (la Società internazionale per lo studio del Medioevo latino) insieme all’Archivio di Stato di Lucca e all’associazione Mons Gaudii, in collaborazione con il Complesso museale archeologico della Cattedrale di Lucca, l’Università di Siena e l’Università di Tours. Viene presentato venerdì 16 gennaio alle 17 a Villa Bottini, a Lucca, con un convegno dal titolo Il Volto Santo tra Lucca e l’Europa.
Insieme alla curatrice Ilaria Sabbatini – della Società internazionale per lo studio del Medioevo latino – intervengono gli storici Francois Touati, Agostino Paravicini Bagliani, Gabriella Piccinni e Franco Cardini. «Grazie alla sua posizione sulle grandi vie di comunicazione per Roma e per la Francia – spiega Ilaria Sabbatini – il crocifisso lucchese era diventato una reliquia particolarmente eminente nel panorama tardo medievale: anche dal punto di vista concettuale si poneva come uno snodo tra le principali mete di pellegrinaggio dell’epoca. Nel medioevo vi erano infatti tre peregrinationes maiores: Gerusalemme, Roma, Santiago di Compostela. La loro priorità era legata al pregio delle reliquie che vi erano conservate. Trovandosi sulla via che collegava tra loro questi tre luoghi ed essendo il suo culto legato alla Croce di Gesù quello al Volto Santo era un pellegrinaggio autorevole, molto al di sopra di un semplice culto locale quale si tende a giudicarlo oggi».
Tra i pellegrini illustri che sostarono a Lucca figura lo stesso Carlo Magno: passando per la città, dove l’aveva condotto l’inseguimento di Uggeri il Danese, compì le sue devozioni davanti al “santo Vou”, come è chiamato nel poema epico Chevalerie Ogier. Ma un altro aspetto interessante dello studio portato avanti dall’Archivio Digitale del Volto Santo è lo studio dell’ospitalità offerta ai pellegrini lungo il cammino: in questo senso è significativo il coinvolgimento dell’Università di Siena – dove tutt’oggi è possibile ammirare il bellissimo Pellegrinaio – e dell’ateneo di Tours, unita a Lucca anche dalla devozione verso san Martino a cui è intitolata la cattedrale della città toscana. «I culti a cui si devono le dedicazioni – spiega Sabbatini – viaggiavano anche con i pellegrini. Ecco perché a Lucca si diffonde il culto del santo di Tours e quello del Volto Santo nell’Europa del nord. Ma Martino nella città della via Francigena assume anche un valore simbolico importante: è colui che divise il suo unico avere con il povero».
Un’occasione dunque per riscoprire attraverso il web una lunga storia, ma anche per ritrovare nella fisionomia di tante nostre città quell’apertura al mondo di cui l’Europa oggi ha quanto mai bisogno.