UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Il Web 2.0 territorio di annuncio

Animatori della comunicazione e della cultura in prima linea, o meglio online per promuovere una cultura di rispetto, dialogo e amicizia. Per farlo, però, occorre conoscere il mondo dei social network e gli strumenti del web 2.0. Nel mondo di My Space, LinkedIn, Facebook e Twitter occorre esserci sì, ma con discernimento.
6 Maggio 2009

Animatori della comunicazione e della cultura in prima linea, o meglio online per promuovere una cultura di rispetto, dialogo e amicizia. Per farlo, però, occorre conoscere il mondo dei social network e gli strumenti del web 2.0. Nel mondo di My Space, LinkedIn, Facebook e Twitter occorre esserci sì, ma con discernimento. Già, perché nel quotidiano impegno in parrocchia, nelle associazioni o nei movimenti, l’animatore della comunicazione e della cultura troverà sempre una persona che chiederà «se quella online è un’amicizia vera o virtuale». La Rete oggi sta abituando la 'generazione digitale' a essere sempre più connessa e sempre più partecipativa. Cambia il concetto di connessione con l’avvento dell’Adsl e si modifica anche il significato di partecipazione. Per l’animatore della comunicazione e della cultura Internet e i social network possono rappresentare una ulteriore opportunità per annunciare il Vangelo, senza dimenticare che le relazioni interpersonali restano alla base di tutto. È vero che con Internet è possibile ringiovanire l’annuncio e la comunicazione pastorale proprio in forza della grande capacità di interazione insita nel mezzo. Ma non dimentichiamo che ogni volta che s’è introdotto un nuovo mezzo di comunicazione la Chiesa, accanto ai vantaggi indubbi, ha sperimentato anche effetti negativi. Occorre comprendere che gli strumenti, per quanto potenti possano essere, restano sempre strumenti in mano all’uomo e alla sua responsabilità. Nell’era del così detto Web 2.0, l’animatore opera con la consapevolezza delle potenzialità ma anche dei rischi di Internet. Su questo è bene che non nascano equivoci. Come quelli che, ad esempio, possono interessare Wikipedia. Si rischia che lo stesso contenuto, accresciuto in maniera condivisa e comunitaria, sia stabilito nella sua validità non già in sé, bensì proprio dall’attestazione della comunità. Nella 'Wiki¬cultura' c’è il rischio che nessuno, propriamente, si prenda la responsabilità della verità di quanto è riportato in una voce (come invece accade, per esempio, nelle voci delle enciclopedie tradizionali, che sono firmate). L’alternativa si può concretizzare in una domanda: la verità è prima o dopo la partecipazione che la concerne? Per l’animatore alla base c’è la verità che è insita nel messaggio che si vuole comunicare, poi si passa alla partecipazione. Anche per questo motivo nella pagina speciale promossa dall’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali della Cei c’è un’area dedicata alla 'wiki-cultura'. Capire e comprendere gli strumenti, infatti, resta molto importante per attuare quel discernimento necessario all’attività dell’animatore nelle diocesi e nelle parrocchie. Internet e il Web fino a qualche anno fa sono stati strumenti riservati a una élite, se li mettiamo a confronto con gli old media broadcast come radio e tv. La partecipazione e la condivisione rende il Web più 'umano' perché lo fa evolvere da media in linea di massima ancora broadcast (con siti che 'parlano' e un pubblico destinato solo a leggerli ma non ad intervenire) a un mezzo di comunicazione 'da molti a molti'. È questa la fase Web 2.0 che, come tutte le cose, anche reali, non è immune da rischi e vantaggi e da ricadute nei confronti della persona umana. Davanti a questa giungla telematica l’unica strada che l’animatore della comunicazione e della cultura può intraprendere è quella di orientare ragazzi e famiglie sul fatto che la conoscenza e la consapevolezza, ma più di ogni cosa il buon senso, è l’unica soluzione per evitare di rimanere impigliati nella Rete.