UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

“In principio… la famiglia”

“In principio…. la famiglia”. La famiglia e i suoi linguaggi. La comunicazione letta da una diversa prospettiva. La radice della comunicazione sta nell’incontro e nell’esperienza familiare avviene la prima comunicazione attraverso il linguaggio del corpo, che non è solo luogo, ma grembo accogliente, ambiente protetto scandito dal battito del cuore della mamma, dove si impara a convivere nella differenza dei generi.
12 Maggio 2015

“In principio…. la famiglia”. La famiglia e i suoi linguaggi. La comunicazione letta da una diversa prospettiva.
La radice della comunicazione sta nell’incontro e nell’esperienza familiare avviene la prima comunicazione attraverso il linguaggio del corpo, che non è solo luogo, ma grembo accogliente, ambiente protetto scandito dal battito del cuore della mamma, dove si impara a convivere nella differenza dei generi. Lì si forma la nostra identità, perché ciascuno di noi non soltanto ha un corpo, ma è un corpo e la sua sessualità nella diversità è parte di noi stessi. E su questa differenza tra uomo e donna  acquista significato il concetto di famiglia. Una famiglia fatta  di generi e generazioni che comunicano e si accolgono a vicenda, perché tra loro esiste un legame che va oltre la parola detta: è la lingua materna che abbiamo ricevuto e che a nostra volta restituiamo a chi viene dopo di noi. Questa è la generatività, cioè la capacità della famiglia di comuunicare e di comunicarsi. Essa perciò è costruttrice di storia e va oltre la storia.
In famiglia poi nasce, fin da piccoli, una particolare forma di comunicazione: la preghiera, cioè  la “dimensione religiosa della comunicazione”, fatta di affidamento a Dio dei nostri cari, malati, sofferenti, quell’amore di Dio che noi abbiamo ricevuto e che doniamo agli altri. Come non  ricordare Papa Francesco quando sovente cita Nonna Rosa dalle origini e tradizioni astigiane e monferrine a cui Lui, il Papa, deve molto proprio nella preghiera…!
La comunicazione nella famiglia poi è generativa quando ha come missione l’ascolto, come metodo il cammino, come meta la scoperta della prossimità. E l’episodio della Visitazione, come ci ricorda il Santo Padre, ci insegna che da un “sì pronunciato con fede scaturiscono conseguenze che vanno ben oltre noi stessi e si espandono nel mondo”. Di qui possiamo quindi leggere un invito a riprendere la Dottrina Sociale della Chiesa: una chiesa , attenta a fare scelte di consumo etiche, eque, sostenibili, ispirate a sobrietà, solidarietà, rispetto dell’ambiente a cui sono chiamate le famiglie, proprio perché parte del mondo di cui condividono le sorti, luogo della prima educazione, dove si impara a prendersi cura della “madre terra”, del “padre oceano” e di tutti gli abitanti, di ogni specie vivente inclusa (Simonetta Blasi). Un invito che nel saluto augurale del Papa all’EXPO ha un particolare significato: “Globalizzare la solidarietà”. E noi, da tale evento internazionale di comunicazione, quale tipo di messaggio sappiamo o vogliamo cogliere?
Pur nella consapevolezza dei propri ed altrui limiti, della fragilità sperimentata nell’ensemble familiare, esiste una splendida forma di comunicazione: il perdono che attraverso il pentimento espresso e accolto supera il conflitto rendendo “nuove tutte le cose”. Così come un’intensa e precisa costante di comunicazione  ci insegnano le famiglie con la presenza di figli disabili: possono, anzi sono uno stimolo concreto affinchè le comunità civili, ecclesiali  si aprano all’accoglienza e a una vera comunicazione inclusiva.
 Non poteva poi mancare, nel Messaggio, un approfondimento su famiglia e media: la realtà è solo consumo mediatico, TV, computer, videogiochi (faccio presente che i fruitori di questo divertimento per l’80% sono adulti!!) che portano una carica di individualismo e di forte isolamento psicologico dei figli oppure la nuove tecnologie sono occasione di incontro, di arricchimento in un nuovo ambiente di vita, di lavoro, dove, volendo, può essere presente anche “il silenzio, parte integrante  della comunicazione e senza di esso non esistono parole dense di contenuto” (Benedetto XVI- Messaggio per la 46° Giornata Mondiale  delle Comunicazioni Sociali, 24.1.2012). Reimparare a raccontare e a condividere anche in internet, nei social network.  E’ questo un invito per i genitori a non aver paura dell’ambiente comunicativo digitale, perché essi sono pur sempre in questo campo  i primi educatori, ma la comunità cristiana deve affiancarli ed aiutarli nelle modalità più adatte a seconda delle circostanze e delle opportunità.  Spostando, poi, l’attenzione “dai media” nella famiglia - alla famiglia “nei media”, l’immagine che emerge, presenta spesso stili di vita basati, come già accennato, sull’autoaffermazione, la competizione, il consumismo, elementi disgregativi per la famiglia e la società. In realtà la famiglia sa raccontarsi, comunicare con la testimonianza, sa liberare la forza narrativa della sua quotidianità attraverso l’intreccio delle vite vissute e donate anche con la comunicazione.
Da papa Francesco giunge un rinnovato invito a guardare non tanto indietro perdendosi nelle proprie nostalgie, ma avanti, affinchè sempre più riscopriamo i tratti del “nuovo umanesimo in Cristo”, quel Figlio che ha la capacità di mostrare la verità e la bellezza dell’<essere famiglia> e dell’<essere della famiglia>.
 “C’è bisogno di un tempo nuovo per riflettere che la modernità non è stata ancora compresa e che il Cristianesimo è la chiave interpretativa di essa…All’uomo contemporaneo la gioia di accoglierla come dono.” (L.Leuzzi, Dall’Evangelii Nuntiandi all’Evangelii Gaudium,  in Mauro Mantovani-“Pensare e comunicare la famiglia”, LAS- Roma).
 
Adriana Marchia
Dir. Ufficio diocesano CS Asti