UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Internet, più educazione meno rischi

7 febbraio, Safer Internet Day 2012. Viene presentato il nuovo report del progetto Eu Kids online, di cui OssCom (centro di ricerca sui media e la comunicazione dell’Università Cattolica di Milano) è il nodo italiano. Quasi il 90% dei genitori italiani dichiara di imporre regole ai propri figli ma...
7 Febbraio 2012
“I genitori dovrebbero impegnarsi attivamente nelle attività online dei propri figli parlando con loro di internet e assistendoli qualche volta personalmente online. Rispetto all’imposizione ai figli di divieti, un impegno positivo può ridurre il rischio di danni senza precludere le opportunità di internet”.
È una delle conclusioni del nuovo report del progetto Eu Kids online, finanziato dalla Commissione europea e promosso dalla London School of Economics, di cui OssCom (centro di ricerca sui media e la comunicazione dell’Università Cattolica di Milano) è il nodo italiano.
La ricerca, resa pubblica il 7 febbraio in occasione del Safer Internet Day 2012, viene presentata alla Camera dei deputati da Giovanna Mascheroni di OssCom. Lo studio si basa sulle interviste realizzate con 25.000 genitori e minori di 25 Paesi europei.
Secondo la ricerca, l’87% dei genitori italiani dichiara di imporre ai propri figli delle regole sulla diffusione d’informazioni personali online; il 56% sostiene di essere accanto ai figli quando sono online e il 79% parla con loro di internet. Solo il 13% dei genitori non ha attivato alcuna strategia di mediazione tra quelle esplorate nel questionario, anche se solo il 21% usa filtri per la sicurezza. D’altra parte oltre due terzi dei minori ritiene di aiuto (il 27% molto, il 45% un po’) la mediazione dei genitori.
“Nel complesso – spiega Sonia Livingstone, coordinatrice del progetto - si rivela un quadro positivo in cui i minori ben accettano l’interesse dei genitori e i genitori esprimono fiducia nelle abilità dei propri figli. Ma ci sono genitori che non fanno molto, persino per i figli più piccoli. Sarebbero opportune delle politiche che prevedano risorse per sensibilizzare questi genitori”. Il rapporto sottolinea come “la mediazione attiva riduce la probabilità dell’esposizione ai rischi senza limitare le loro opportunità online”. Per contro, “la mediazione restrittiva sembra essere più efficace nella riduzione dei danni ma poiché limita l’uso di internet, essa riduce anche le loro opportunità online quali l’apprendimento”. “Ci sono differenze fra i Paesi europei: nei Paesi mediterranei e in Austria, ad esempio, i genitori adottano un approccio restrittivo mentre nei Paesi nordici prevale la mediazione attiva”, sottolinea Mascheroni.
Solo l’11% dei genitori italiani dichiara di aver mutato le proprie strategie a seguito di esperienze negative, sebbene un quarto dica che è abbastanza (15%) o molto (3%) probabile che i propri figli vivranno esperienze problematiche nei prossimi sei mesi. Contrariamente all’idea che i genitori conoscano poco delle attività dei figli online, due terzi dei figli dichiarano che i propri genitori sappiano molto (25%) o abbastanza (51%) a riguardo.