UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

La memoria, per capire chi siamo

Il contributo di Vincenzo Corrado al Portaparola del 28 gennaio 2020, dedicato al tema della prossima GMCS. In allegato l'intera pagina di Avvenire, con altri quattro contributi.
28 Gennaio 2020

C’è un’immagine molto efficace che il Papa consegna a tutti gli operatori della comunicazione – ma non solo – nel messaggio a loro dedicato per la 54ª Giornata mondiale che celebreremo domenica 24 maggio. È l’immagine del telaio: uno strumento con cui leggere tutte le dimensioni della comunicazione. «Le storie di ogni tempo – scrive Francesco – hanno un 'telaio' comune: la struttura prevede degli 'eroi', anche quotidiani, che per inseguire un sogno affrontano situazioni difficili, combattono il male sospinti da una forza che li rende coraggiosi, quella dell’amore. Immergendoci nelle storie, possiamo ritrovare motivazioni eroiche per affrontare le sfide della vita». Comunicare è anche e soprattutto narrare, un

aspetto oggi molto trascurato. C’è invece un bisogno di narrazione che emerge dagli ambienti digitali e che va colto e indirizzato nella giusta dimensione: la Storia che ci unisce, generandoci comunità. La narrazione è l’ordito della comunicazione: l’insieme dei fili che raccontano la vita di ciascuno di noi e tra i quali viene inserita la trama a formare l’intreccio delle nostre storie.

Da bambino mi piaceva ascoltare le storie di mio nonno. È ancora lì nella mia mente e nel mio cuore: con la pipa in bocca e il suo fare affabulatorio tesseva – inconsciamente – la mia vita intorno alla sua e radicava la mia storia nella sua. M’insegnava l’importanza di far parte di una famiglia e insieme a contribuire a creare una famiglia più grande, la realtà del nostro Paese... È quel dialogo generazionale che potrebbe risolvere tante crisi della nostra società. «Nella confusione delle voci e dei messaggi che ci circondano – scrive il Papa – abbiamo bisogno di una narrazione umana, che ci parli di noi e del bello che ci abita. Una narrazione che sappia guardare il mondo e gli eventi con tenerezza;

che racconti il nostro essere parte di un tessuto vivo; che riveli l’intreccio dei fili coi quali siamo collegati gli uni agli altri». Ed è proprio questa la cifra con cui ri-comprendere tutto il magistero di papa Francesco rivolto ai comunicatori. La narrazione è criterio antropologico per comprendere chi siamo e dove andiamo, dove la memoria è unico criterio per sfuggire all’assolutizzazione della novità. L’istantaneità dei messaggi fagocita la tessitura del messaggio, e fa perdere quel senso che aiuta a comprendere i fatti. La comunicazione non deve possedere solo il carattere di novità ma anche quello della memoria. Perché senza questa, non c’è identità.

 

Vincenzo Corrado