UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

La missione dei sacerdoti diventa film

La Cei ha affidato al regista Stefano Maria Palombi la scrittura e direzione dei quattro episodi che compongono "Questo non è un film", proposto mercoledì 5 dicembre a Roma come even­to di punta, a ingresso libero, del Tertio Millennio Film Fest. Può essere proiettato in tutte le parrocchie.  
5 Dicembre 2012
Quattro registi che non sono registi per diri­gere un film che non è un film, ma la verità. Trovano una di quelle poltroncine che si u­sano sui set, gettata ai bordi di una strada, si siedono e iniziano a raccontare storie. Purtrop­po, verissime. Questo non è un film è ambientato a Napoli. Il Servizio Cei per la promozione del soste­gno economico alla Chiesa cattolica ha affidato a Stefano Maria Palombi la scrittura e direzione dei quattro episodi che lo compongono, proiettati mercoledì 5 dicembre a Roma alle 18 alla Sala Trevi – even­to di punta, a ingresso libero, del Tertio Millennio Film Fest – preceduti da un incontro con Matteo Calabresi, responsabile del Servizio. Raccontano la missione complessa dei sacerdoti che aiutano vite difficili, quelle dei malati, dei senza tetto, dei rom, di chi è una vittima. «Quelli che per­dono sempre», li descrive don An­tonio Vitiello nel primo episodio, La scomparsa : crede all’inizio che i poveri siano spariti, perché letti e stanze sono vuoti. «Magari – dol­cemente dice – aumentano, inve­ce, e raddoppiano». Riempiono, a Napoli, il centro La Tenda che li ac­coglie.
Vita sul pianeta Scampia af­fronta con un tocco di immaginazione il desiderio dei giovani di giustizia e di socialità, in un territorio difficile, sul quale operano quattro parrocchie. Poi Storia d’Ammore, quello tra un ragazzo napoletano e una giovane rom del campo di Barra: «Hanno tut­ti contro di loro», esclama la giovane che funge da regista, tranne la Caritas diocesana, che si occupa ogni giorno dei più deboli e dell’integrazione. Infi­ne, La guerra di ogni giorno , quella sferrata dalla cri­minalità organizzata con le armi della prevarica­zione, prepotenza, violenza, seduzione, che inci­dono sulla vita di tante persone. Don Tonino Pal­mese fa il regista di fantasia, ma i ricordi riferi­scono di fatti realmente accaduti: nel cimitero genitori, parenti, amici, piangono gli scomparsi, ammazzati per sbaglio.
«Da alcuni anni, quando giriamo le due campagne messe a punto dalla Cei, quella maggiore a soste­gno dell’8xmille e quella per il sostentamento dei sa­cerdoti – spiega il regista Palombi – ci siamo resi conto che, attraverso la televisione, si intercettano molte persone, ma si lascia scoperta tutta un’altra parte di pubblico, che rimane poi incredula, perché le storie di sacerdoti che è abituata ad ascoltare so­no legate all’attualità o a uno sceneggiato televisi­vo. Per questo abbiamo deciso che la nuova cam­pagna andava raccontata anche con storie più lun­ghe dei trenta secondi. Arrivato a Napoli per dei so­pralluoghi, mi sono reso conto che c’erano storie bellissime collegate all’attività dei sacerdoti. Il for­mat che abbiamo utilizzato non è quello del classico documentario in cui tutto è chiaro, ma la finzione legata alla verità, l’alternanza tra il tono dell’immaginazione e la cru­dezza della realtà». Le reazioni, du­rante le riprese e anche dopo, so­no state inaspettate. «È vero. Dalla rabbia – prosegue il regista – quel­la di vedere come vivono le perso­ne nei campi rom, di ascoltare le storie strazianti dei parenti delle vittime o le confessioni degli ulti­mi, sono nate la dolcezza e il desiderio di credere ai sacerdoti, che non deflettono dinanzi alle ingiusti­zie e alle differenze. Insomma, il dolore che lascia il posto alla speranza». Il film inizia ora una vita au­tonoma, dopo essere stato messo in rete (www.que­stononeunfilm. it), e per questo Palombi lancia un appello. «Chiediamo a tutti i sacerdoti italiani, co­me stanno facendo quelli di Napoli, di proiettarlo nelle loro parrocchie e nei loro oratori, nelle comu­nità o nelle scuole. Il film è a disposizione di tutti». Le diocesi (sinora hanno aderito in 60) che deside­rano proiettare il video in Hd possono richiederlo a sovvenire@chiesacattolica.it.