UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

«La scuola insegni l'uso dei mass media»

Anche «la scuola deve farsi carico di educare alla fruizione corretta dei mass media». È una vera e propria «chiamata alle armi» quella che l’Aiart, l’Associazione spettatori onlus, lancia al mondo dell’educazione, tanto da promuovere una raccolta di firme per presentare una legge di iniziativa popolare che ha come obiettivo «proprio quello di inserire l’educazione ai media nei programmi della scuola primaria e in quella media» spiega Luca Borgomeo, presidente nazionale dell’Associazione.
18 Febbraio 2009

Anche «la scuola deve farsi carico di educare alla fruizione corretta dei mass media». È una vera e propria «chiamata alle armi» quella che l’Aiart, l’Associazione spettatori onlus, lancia al mondo dell’educazione, tanto da promuovere una raccolta di firme per presentare una legge di iniziativa popolare che ha come obiettivo «proprio quello di inserire l’educazione ai media nei programmi della scuola primaria e in quella media» spiega Luca Borgomeo, presidente nazionale dell’Associazione.
«La nostra iniziativa – prosegue Borgomeo – nasce dalla considerazione che vi è la necessità di un’educazione all’uso responsabile dei mass media, che sono spesso veicoli di messaggi negativi». Insomma aiutare i ragazzi, che «ne sono grandi fruitori», ad «accrescere le loro difese». Una sorta di vaccinazione per «far crescere la consapevolezza».
  Una campagna tutt’altro che improvvisata, quella promossa dall’Aiart con questa proposta di legge, messa a punto con l’Associazione italiana per l’educazione ai media e alla comunicazione (Med). «Si parla molto di emergenza educativa – sottolinea il presidente – e si dice che sono in crisi le grandi agenzie educative come la scuola e la famiglia. Non bisogna dimenticare, però, che la formazione delle giovani generazioni passa, e in modo consistente, anche attraverso la televisione e Internet». Soprattutto la rete informatica appare il punto più delicato. «In questo caso, infatti – prosegue Borgomeo –, i bambini sono più esperti nell’uso dello strumento rispetto ai genitori. Ciò che occorre fare è fornire ai giovani la capacità di discernere tra i molti messaggi che sono veicolati dalla Rete». Un aiuto che devono trovare ovviamente in famiglia, ma che «non può non coinvolgere anche la scuola». Dunque una nuova materia? «Assolutamente no – risponde il presidente dell’Aiart –.
La nostra proposta di legge prevede che vi sia una formazione dei docenti, affinché possano attivare corsi di educazione all’uso dei media. Quindi nessuna nuova materia, ma corsi, comunque obbligatori, inseriti all’interno della didattica». Il fine, come è scritto nell’articolo 1, è quello di «promuovere la competenza delle giovani generazioni all’uso degli strumenti e delle tecnologie della comunicazione sociale in ogni settore della vita». Per questo la legge proposta dall’Aiart prevede di «attivare specifici percorsi di formazione degli insegnanti», per «avviare l’inserimento dell’insegnamento di Educazione ai media» in elementari e medie.
La formazione, prevede l’articolo 2, è rivolta ai docenti di «qualunque area disciplinare», mentre «ogni istituzione scolastica individua al proprio interno almeno un insegnante per la partecipazione ai corsi di formazione». Dei percorsi di formazione parla l’articolo 3, e si prevede che le Direzioni scolastiche regionali possano «sottoscrivere accordi di collaborazione con le Università, con i Comitati regionali per le comunicazioni, e con tutte le altre istituzioni pubbliche e private che possano contribuire alla qualità della proposta formativa». L’ultimo articolo della legge, infine, prevede che presso l’Istituto nazionale per la valutazione (Invalsi) sia «costituito un Centro di documentazione delle iniziative di Educazione ai media».
«Come si può vedere dall’articolato – sottolinea Luca Borgomeo – il nostro obiettivo non è quello di ritagliarci uno spazio all’interno della scuola, bensì quello di formare i docenti perché siano loro stessi a educare i giovani all’uso corretto dei mezzi di comunicazione». La proposta dell’Aiart sta già raccogliendo molti consensi e sostegni con le firme. «Dobbiamo superare quota 50mila per poter presentare il testo al Parlamento» spiega Borgomeo rinviando al sito dell’Associazione (www.aiart.org) per leggere il testo e scaricare il modulo di sottoscrizione.