UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

La sfida per i giornalisti:
rispettare la dignità di tutti

Le molteplici possibilità di ottenere notizie in tempo reale non bastano a garantire la bontà dell’informazione. Questa coinvolge sempre la responsabilità e l’etica dei giornalisti. Se ne è parlato la scorsa settimana a Verona nell’ambito del “Festival della dottrina sociale della Chiesa”...
19 Settembre 2011
Le molteplici possibilità di ottenere notizie in tempo reale non bastano a garantire la bontà dell’informazione. Questa coinvolge sempre la responsabilità e l’etica dei giornalisti. Se ne è parlato la scorsa settimana a Verona nell’ambito del “Festival della dottrina sociale della Chiesa” nel corso di un seminario dedicato al tema «In­“formare”: tra responsabilità ed etica».

Il presidente nazionale dell’Ordine dei giornalisti, Enzo Jacopino, ha evidenziato con esempi tratti dalla cronaca recente, alcuni motivi di preoccupazione, determinati dal comportamento di operatori dell’informazione che nel loro lavoro hanno dimenticato di avere a che fare con delle persone. «L’idea che i giornalisti debbano formare – ha poi aggiunto – è pericolosissima. Noi siamo chiamati a dare ai cittadini le informazioni perché a partire da esse ciascuno si formi delle opinioni».
«La gente è indotta a scegliere quello che noi gli propaliamo – ha affermato Marco Tarquinio, direttore di “Avvenire” –. Da questo punto di vista abbiamo una responsabilità micidiale». Tarquinio ha poi messo in luce la pesante deriva di «un mondo virtuale quale è quello che abita giornali e televisioni che tende a mangiarsi la vita reale della gente», che ben difficilmente fa notizia. Da qui la necessità di ritornare ad un giornalismo «aderente ai fatti, alle cose, sfrondato per quanto è possibile dalle chiacchiere, per trovare la sostanza, che è quanto interessa alla gente».
Tutt’altro quindi rispetto al gossip che «è tracimato ed è grondato dentro all’altra informazione». Una differenza sostanziale è data poi dall’ispirazione cattolica, per cui «chi fa questo mestiere rifacendosi ad un’idea profonda e alta della persona umana, ha un altro passo».
Sulla necessità di coniugare verità e carità, ovvero la trasparenza dell’informazione e il rispetto della dignità della persona si è soffermato Giuseppe Fortunato, presidente di “Civicrazia” e membro dell’autorità garante per la protezione dei dati personali.
Dal canto suo Ignazio Ingrao, del settimanale “Panorama”, si è definito non un giornalista cattolico ma «un cattolico che fa il giornalista», evidenziando come gli aggettivi appioppati agli operatori dell’informazione rendano i giornali faziosi e quindi prevedibili e poco appetibili al mercato. Una riflessione sulla peculiare responsabilità del giornalismo finanziario che, più o meno indirettamente, ha orientato il risparmio in questi anni, è stata condotta da Francesco Guidara, caporedattore centrale di “Class Cnbc Tv”, il quale ne ha richiamato la dimensione di «giornalismo di servizio» al pari di chi informa sulle condizioni meteo e sulla viabilità stradale.