UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

L'etica nei giornali e il pudore dei cattolici

Un vescovo che invoca il diritto a parlare in base al principio di laicità e una giornalista laica, che sottolinea come il Papa non può essere trattato alla stregua di un qualsiasi politico. I temi della bioetica – visti sotto la lente del contributo dato dal sistema dei media all’informazione su fecondazione e testamento biologico – hanno portato a confrontarsi il presidente della Pontificia Accademia per la vita, Rino Fisichella, e Lucia Annunziata.
6 Aprile 2009

Un vescovo che invoca il diritto a parlare in base al principio di laicità e una giornalista laica, che sottolinea come il Papa non può essere trattato alla stregua di un qualsiasi politico. I temi della bioetica – visti sotto la lente del contributo dato dal sistema dei media all’informazione su fecondazione e testamento biologico – hanno portato a confrontarsi il presidente della Pontificia Accademia per la vita, Rino Fisichella, e Lucia Annunziata.
A chiamarli a discutere su La coscien­za in prima pagina. Etica e informazione: dalla Legge 40 al caso Englaro è stata ieri l’Unione cattolica stampa italiana (Ucsi). Presso la sede della Fnsi è stata anche presentata una ricerca condotta da un gruppo di studenti di giornalismo della Lumsa su 17 quoti­diani nazionali dal 17 febbraio al 12 marzo 2009.
Prima dell’incontro Fisichella non si è sottratto alle domande dei giornalisti presenti sugli ultimi sviluppi delle vicende bioetiche. «Le istituzioni devono recuperare forte credibilità e perciò devono ascoltare tutte le istanze presenti nella società». Su fine vita e stato etico, per Fisichella «nel momento in cui viene emargi­nata l’istanza religiosa, e non si pone ascolto a chi ha una competenza antropologica, difficilmente le leggi saranno per il bene di tutti e metteranno al centro la persona». Quella sulla fecondazione, appena 'emendata' dalla Consulta, non è «certamente u­na legge cattolica, ma ha voluto intervenire in difesa della salute della donna davanti a tante sperimentazioni sel­vagge che c’erano e che temo possano ritornare di nuovo». E nel futuro c’è il rischio dell’eugenetica. Temi complessi che l’informazione fatica a metabolizzare, è emerso dal dibattito, al quale hanno partecipato anche Franco Siddi e Roberto Natale, segretario e presidente dell’Fnsi, del pre­sidente dell’Ucsi Andrea Melodia e la responsabile laziale del sodalizio Vania de Luca. Interventi da cui è emersa la necessità di formarsi, di studiare, per fornire all’opinione pubblica una bussola d’orientamento, favorire dialogo e possibilmente non «lacerazione » e non dar spazio solo alla trita polemica politica di schieramento. Quella sulla quale, hanno constatato gli studenti e futuri giornalisti, l’informazione è troppo schiacciata. C’è, però, un clima che non favorisce il dialogo. E una crisi del senso assegnato alle istituzioni. Non ultima la Chiesa. Il Papa agisce con «trasparenza», ha detto l’Annunziata. Eppure c’è chi si prende la libertà di attaccare lui e la Chiesa «con toni che raramente si sono sentiti». Quasi fosse «uno qualunque». «È come se fosse caduto un muro», ha concluso l’opinionista.
Fisichella ha ricordato il filosofo Søren Kierkegaard e il suo «se Cristo oggi tornasse sulla terra non sarebbe crocifisso, ma ridicolizzato». E ha invocato perciò che le posizioni dei cattolici non vengano banalizzate ed emarginate. Il teologo e rettore della Lateranense ha poi insistito sull’esigenza che la coscienza, «che è un patrimonio di tutti », sia rettamente formata. «Non ca­pisco come possa un cattolico dirsi a favore dell’aborto o dell’eutanasia», perché alcuni valori sono «costitutivi» dell’identità dei credenti. Infine, gli interventi dei vescovi sono dovuti al fat­to che i cattolici oggi sono presenti in tutte le formazioni politiche e non c’è più una «presenza unitaria». Ma essi lo fanno «su questioni sociali particolarmente rilevanti», per dare un «con­tributo di chiarificazione sul piano dei valori».
Tra gli interventi anche quello della giornalista Paola Springhetti che ha criticato i titoli de Il Giornale e di Avvenire del 14 novembre 2008, all’indomani della sentenza della Cassazione sul caso Englaro. Il quotidiano diretto da Mario Giordano evocava l’eutanasia, mentre quello che avete tra le ma­ni recitava «Condanna a morte per Eluana ». Toni, secondo la cronista, di attacco alle istituzioni. Che non favorirebbero l’approfondimento e il dialogo sulle questioni in gioco. Ad Avvenire veniva anche imputato di non far emergere a sufficienza il dibattito interno al mondo cattolico. Quanto poi alla capacità d’influenza dei giornalisti cattolici nelle redazioni laiche, su questo un pudico silenzio.