UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Libertà su internet
e lotta contro lo spam

Su 50-60 e-mail che mi arrivano ogni giorno, tre quarti sono spam, spazzatura. Tutti questi messaggi-truffa non li devo aprire, sono già aperti. È libertà, questa? La libertà di Internet? No, è licenza: licenza di rubare, ingannare, sabotare.
8 Novembre 2011
Nel tribunale della mia città, Padova, si è svolta la prima udienza di una causa che riguarda i siti che contrastano con la legge. Una sentenza dello stesso tribunale ha, in un recente passato, stabilito che quei siti si devono «oscurare». I siti oscurati (auto-oscurati: tocca ai provider darsi da fare perché i siti non siano più visibili) sono poco meno di 500. La loro colpa: usare, nell’intestazione, il nome di una famosa ditta che mette in commercio giubbotti e piumini, così favorendo la vendita di prodotti contraffatti. Nei commenti che accompagnano questa notizia leggiamo che in Italia i siti oscurati sono complessivamente 6 mila, e di essi 900 sono siti pedopornografici, 3.500 siti clandestini del gioco d’azzardo e delle scommesse. La causa che si discute in questo momento a Padova è promossa dalle associazioni Aiip e Assoprovider, contro l’oscuramento dei siti, in nome della libertà di Internet. Non intendo qui discutere di libertà in generale, di economia (le associazioni protestano anche perché le spese per bloccare i siti toccano a loro, e non sono piccole spese), di censura, di leggi e di codici. Non ne sarei in grado. Non intendo, perché non posso, affrontare il problema come un giudice, perché non sono un giudice, né come un industriale di Internet, perché non ho un’industria in Internet, e non conosco i relativi problemi.

Intendo parlare del problema come utente di Internet, quale sono. Come milioni di italiani. Ed esporre il problema dal punto di vista di chi, come me, lavora al computer, manda e riceve e-mail, consulta on-line i giornali italiani e stranieri, visita i siti diffusi nelle lingue che conosce. Corrono in Internet, e arrivano fino a me, piccolo insignificante utente qualsiasi, miriadi di messaggi ingannevoli, diffusi proprio per imbrogliare.
Sono notizie, lanci di agenzie, foto, trappole: non ci sbatto addosso perché navigo incautamente, ma perché loro mi cercano. Mi cercano come consumatore, offrendomi prodotti di loro proprietà: io cerco un prodotto con un nome, loro me ne offrono un altro con lo stesso nome o con un nome affine. È una truffa. Mi cercano come uomo­massa, offrendomi prodotti appetibili alla massa, denaro, porno, violenza... È un inganno. Ma mi cercano anche come individuo, inviando messaggi al mio nome e cognome, alla mia precisa e-mail: come facciano a conoscerla non lo so, gli esperti dicono che i mittenti mettono i loro messaggi in rete, e i messaggi si muovono cercando indirizzi aperti, sui quali piombano. È un sabotaggio. Sono così astuti e maligni, che mi chiamano per nome. 'Hi, Ferdinando!'. Mi cercano come preda: più volte al giorno arrivano messaggi per avvertirmi che il mio conto corrente è stato chiuso, per riaprirlo devo fornire subito gli estremi, compresa la password. È la tecnica del phishing, 'pesca'. I vecchietti solitari abboccano, e dal loro conto subiscono prelievi che non hanno autorizzato. Su 50-60 e-mail che mi arrivano ogni giorno, tre quarti sono spam, spazzatura. Tutti questi messaggi-truffa non li devo aprire, sono già aperti. È libertà, questa? La libertà di Internet? No, è licenza: licenza di rubare, ingannare, sabotare. Licenza di fare il male impunemente, perché è difficile scoprire i malfattori. I malfattori fanno più male ai più indifesi, vecchi e bambini. In Cina bloccano tutti i messaggi che usano parole come 'democrazia', 'elezioni', 'costituzione'. Questa sì è censura, assassinio della libertà. Perché democrazia, elezioni e costituzione non sono truffa, sabotaggio, inganno: sono libertà. Ma chi, come me, deve navigare in Internet per lavorare, se trova così tanto materiale truffaldino, non è libero, è in gabbia. La libertà di Internet è un bene per tutti. La licenza di Internet è un danno per tutti.