UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

L'oblio delle tv

Nei telegiornali della tv generalista pubblica e privata italiana si dedica sempre meno spazio e attenzione alle crisi umanitarie, tra cui la situazione in Zimbabwe, Sudan, Myanmar, Etiopia. Se nel 2006 le notizie sulle crisi umanitarie erano il 10% del totale, nel 2008 sono scese al 6%. È la denuncia contenuta nel quinto rapporto di Medici senza frontiere (Msf) sulle crisi umanitarie più gravi e ignorate dai media nel 2008, presentato l’11 marzo a Roma.
13 Marzo 2009

Nei telegiornali della tv generalista pubblica e privata italiana si dedica sempre meno spazio e attenzione alle crisi umanitarie, tra cui la situazione in Zimbabwe, Sudan, Myanmar, Etiopia. Se nel 2006 le notizie sulle crisi umanitarie erano il 10% del totale, nel 2008 sono scese al 6%. È la denuncia contenuta nel quinto rapporto di Medici senza frontiere (Msf) sulle crisi umanitarie più gravi e ignorate dai media nel 2008, presentato l’11 marzo a Roma. Lo studio è stato realizzato in collaborazione con l’Osservatorio di Pavia, un istituto di ricerca e analisi sulla comunicazione, per “riflettere sui meccanismi dell’informazione, sulla costruzione dell’agenda e sul funzionamento dei criteri di notiziabilità all’interno del contesto italiano”. E proprio all’indomani della presentazione del rapporto, Msf è stata coinvolta nel rapimento di tre suoi operatori in Darfur, fra cui un medico vicentino, una infermiera canadese e un coordinatore medico francese. Da qui la decisione di ritirare tutto lo staff internazionale dai progetti in Darfur, anche in seguito all’espulsione delle sezioni Msf di Francia e Paesi Bassi da parte del governo sudanese. Dopo il mandato d’arresto che la Corte penale internazionale (Cpi) ha emesso la settimana scorsa contro il presidente sudanese Omar Al-Bashir, il governo ha infatti espulso 13 organizzazioni non governative occidentali, accusandole di aver collaborato con la Cpi. “Il ritiro dal Darfur – precisa ora Msf – si traduce nell’interruzione di tutti i servizi di assistenza medica nella regione”. In Darfur l’organizzazione garantiva assistenza a 500 mila persone, grazie a oltre 100 operatori umanitari internazionali e 1.625 operatori locali. Circa 2 milioni di persone rischiano di rimanere senza cibo e cure mediche.

Le più ignorate. Le dieci crisi che secondo Msf sono state, nel 2008, tra “le più gravi e ignorate” sono: la crisi sanitaria nello Zimbabwe; la catastrofe umanitaria in Somalia; la situazione sanitaria in Myanmar; i civili nella morsa della guerra nel Congo orientale (Rdc); la malnutrizione infantile; la situazione critica nella regione somala dell’Etiopia; i civili uccisi o in fuga nel Pakistan nordoccidentale; la violenza e la sofferenza in Sudan; i civili iracheni bisognosi di assistenza; la coinfezione Hiv-Tbc. La crisi più dimenticata è risultata la coinfezione Hiv-Tbc, con soli 5 servizi realizzato dalle tv, nonostante un terzo dei 33 milioni di persone malati di Hiv/Aids sia affetto anche da tubercolosi e sia tra le principali cause di decesso. Tra quelle più ignorate dalle tv, la situazione in Etiopia, con 6 servizi giornalistici in un anno, ma anche il Sudan e il Darfur, “una crisi ricordata perché dimenticata”, precisa il rapporto, con 53 notizie in un anno. Poco spazio viene dato anche a Zimbabwe, R.D.Congo, al problema della malnutrizione e al Myanmar. Tra le crisi dimenticate che invece hanno avuto relativamente più spazio nei tg: l’Iraq (412 servizi), il Pakistan (185) e la Somalia (178), anche se le notizie non riguardavano i bisogni umanitari della popolazione ma erano più spesso relative a personaggi, eventi o situazioni che avevano qualche collegamento con l’Italia e l’Occidente in genere. Le 110 notizie che i tg hanno dedicato invece alla malnutrizione infantile (che provoca ogni anno tra i 3,5 e i 5 milioni di decessi sotto i 5 anni, su 178 milioni di bambini malnutriti nel mondo) hanno avuto una “sostanziosa crescita”, rispetto agli anni passati, ma solo perché a Roma, nel giugno 2008, si è tenuto il vertice Fao o in relazione agli appelli del Papa contro la fame nel mondo.

Notizie ad “onde”. Il rapporto denuncia infatti un andamento ad “onde” delle notizie sulle crisi, con picchi saltuari d’interesse (legati alla cronaca o alle emergenze, come ad esempio l’attentato a Mumbai in India, il ciclone Nargis in Myanmar, i rapimenti di volontari o religiosi) e periodi di completo silenzio e oscuramento. “Laddove i tg dedicano un qualche spazio ad un contesto di crisi – si legge – spesso il focus dell’attenzione non è orientato verso lo stato o il grado di emergenza correlati, ma si concentra piuttosto su eventi o argomenti di altro tipo, a più forte notiziabilità, come il coinvolgimento di persone note, per la capacità di creare conseguenze che ci riguardano, a volte peraltro narrati in maniera frammentata, senza contestualizzazione alcuna”. Le notizie sull’Iraq, ad esempio sono state in genere cronache di attentati o scontri, oppure fornite “in prospettiva italiana o statunitense”.

Un anno di fame come un inverno di influenza. Per fare paragoni estremi Msf fornisce numeri provocatori: “Un anno di fame equivale a 110 notizie; un inverno d’influenza è pari a 121 notizie”. “Un anno di Sudan=53 notizie; tre mesi di caldo=81 notizie”. In generale le principali crisi di cui si sono occupati i tg italiani sono state, nel 2008: il Medio Oriente (19%), il Caucaso (12%), l’Afghanistan (11%), il Tibet (9%), l’Iraq (8%), l’India/attentato a Mumbai (4%), il Pakistan (4%), la Somalia (4%), il mondo (4%), la Colombia (3%), quest’ultima solo a motivo della liberazione di Ingrid Betancourt. Nel restante 22% rientrano tutte le altre crisi.

Una campagna rivolta ai media. Msf, con il patrocinio della Federazione nazionale stampa italiana (Fnsi) ha lanciato, per l’occasione, la campagna “Adotta una crisi dimenticata” per chiedere a quotidiani e periodici, trasmissioni radiofoniche e televisive e testate on-line di impegnarsi a parlare di una o più crisi dimenticate durante i prossimi 12 mesi. Medici senza frontiere, fondata a Parigi nel 1971 da un gruppo di medici e giornalisti, ha oggi 19 sedi nel mondo ed opera in 60 Paesi. Nel 1999 è stata insignita del Premio Nobel per la Pace. Ogni anno impiega circa 2 mila operatori umanitari internazionali, di cui oltre 200 italiani, e 22 mila operatori locali.