UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

L'uomo “digitale”
sempre uomo “religioso”

L’uomo “digitale”, come tutti gli uomini che di generazione in generazione lo hanno preceduto, è un uomo “religioso”. Di questa certezza esistenziale e spirituale ha dato testimonianza Benedetto XVI nell’udienza dello scorso mercoledì...
16 Maggio 2011
L’uomo “digitale”, come tutti gli uomini che di generazione in generazione lo hanno preceduto, è un uomo “religioso”. Di questa certezza esistenziale e spirituale ha dato testimonianza Benedetto XVI nell’udienza dello scorso mercoledì: «L’uomo “digitale”, come quello delle caverne, cerca nell’esperienza religiosa le vie per superare la sua finitezza e per assicurare la sua precaria avventura umana». Una catechesi dalla quale è riaffiorata la consapevolezza che «l’uomo porta in sé una sete di infinito, una nostalgia di eternità, una ricerca di bellezza, un desiderio di amore, un bisogno di luce e di verità, che lo spingono verso l’Assoluto». È quel «desiderio di Dio» che solo la fragorosa arroganza di certa ragione ha potuto pensare di mettere in un angolo o di far inaridire e che invece emerge in tutta la sua forza anche nello spazio e nel tempo digitale. Spazio e tempo dilatati all’inverosimile e simultaneamente miniaturizzati nell’esperienza individuale. Condizione, questa, che rende il singolo abitante digitale un cittadino del mondo globalizzato dalla Rete e al tempo stesso proprietario di una minuscola porzione di quello spazio sterminato e senza confini apparenti che è il mondo digitale. A pensarci bene, dinanzi alla consapevolezza di questo spazio infinito e di questo tempo rapidissimo e frammentato, l’uomo digitale potrebbe avvertire un senso di spaesamento o addirittura provare le vertigini come quando, in alta montagna, si sosta sull’orlo di un abisso. E invece galleggia, come sospeso in una bolla d’aria che la corrente sposta, provando persino una sensazione di leggerezza che a volte gli appare come una condizione perfetta, perché sembra semplificare le domande e fornire tutte le risposte. Ma così non è. Benedetto XVI sembra volerci dire che le grandi domande che sottendono l’esperienza religiosa convivono con qualunque esperienza umana, appunto dalle caverne al digitale. E dunque che si tratti di “nativi digitali” o di “migranti digitali” (profondamente diversi per età, cultura, generazione, sensibilità), le grandi domande di senso potranno pure trovare parole diverse per essere esplicitate, modalità espressive molteplici e alternative nella loro riproposizione, ma avranno sempre il loro fulcro nell’Altro e nell’Oltre. Un Qualcuno da incontrare e un Altrove da scoprire. Ecco, potrà sembrare paradossale, ma l’ambiente digitale ha molto dell’altro e dell’oltre (rigorosamente con le iniziali minuscole). Basti pensare ai meccanismi di ricerca propri della Rete, che restituiscono al moderno “navigatore” la sensazione di scoprire sempre nuovi mondi. Eppure, tutto nuovo non è. Altrimenti non sarebbe lì, a portata di mouse. Ovvero, non sarebbe stato raggiungibile, se non fosse stato già visitato, raccontato, sezionato. L’approdo digitale non è, per usare una metafora letteraria, l’isola che non c’è.

Ecco allora la sfida: fare del mondo digitale il luogo in cui è possibile aprirsi all’Altro e all’Oltre. O almeno mettersi sulle loro tracce. Forse non è ancora maturo il tempo perché questo accada, ma è difficile che l’universo digitale possa trascurare l’uomo religioso, con i suoi bisogni essenziali, primo fra tutti la preghiera. Nel frattempo gli antropologi stanno già studiando le trasformazioni avvenute negli uomini e nelle donne immersi nell’era digitale. Di sicuro, dovranno confrontarsi anche sul senso religioso di quell’uomo e di quella donna. E raccontare se e come avranno incontrato l’Altro e l’Oltre. E magari descrivere come avranno pregato il loro Dio. E se ancora avranno avuto il bisogno – come spiega magistralmente Benedetto XVI – di inginocchiarsi «spontaneamente». E a lui, all’Altro, dichiarare «di essere deboli, bisognosi, peccatori». Magari con un solo, inestimabile, clic.