UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

New media: il cervello
di chi ne abusa è a rischio

Il nostro cervello è buono ma un utilizzo eccessivo delle nuove tecnologie può impedirne un corretto sviluppo. Così si è espressa Adriana Gini, neuroscienziata del Gruppo di neurobioetica dell'Ateneo Pontificio "Regina Apostolorum" al Forum "Youth Communication in social media age".
15 Aprile 2011
Il nostro cervello è buono ma un utilizzo eccessivo delle nuove tecnologie può impedirne un corretto sviluppo. Questa la sintesi dell’intervento di Adriana Gini, neuroscienziata del Gruppo di neurobioetica dell’Ateneo Pontificio “Regina Apostolorum” al Forum “Youth Communication in social media age” organizzato il 14 aprile dallo stesso ateneo e dall’Università europea di Roma. “Recenti studi di psicologia dello sviluppo – ha spiegato Gini – ci orientano verso una proto-morale, cioè l’esistenza di strumenti morali rudimentali”. Il cervello, quindi, è buono, anche se “è plastico, si modifica cioè con le nostre esperienze. Dobbiamo quindi chiederci quanto le nuove tecnologie risultino dannose per un normale sviluppo cerebrale”. La neuroscienziata ha spiegato che, anche se finora sono ancora pochi gli studi sul tema, sono stati evidenziati alcuni pericoli: “La dipendenza, la ristrutturazione delle networks cerebrali o rewiring, la superficialità del ragionamento legato alle modalità di comunicazione che favoriscono la brevità e l’immediatezza, una ridotta capacità a ritenere le memorie recenti”. Rischi che, in attesa di dati più certi, possono essere scongiurati alternando l’uso delle tecnologie con lo sport, la lettura e le relazioni sociali, nonché “la pratica del silenzio, la meditazione e la preghiera che favoriscono le aree cerebrali che ci rendono più pazienti e altruistici”.