UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Noto: 10 e 11 settembre convegno internazionale di bioetica

"Comunicare in modo efficace i valori per cui l’umanità splende": per il vescovo di Noto Antonio Staglianò, membro della commissione episcopale per la Cultura e le comunicazioni sociali, è questa la sfida di Avvenire. E a settembre un grande appuntamento culturale...
14 Luglio 2010
Comunicare in modo efficace i valori per cui l’umanità splende; sollecitare la criticità della ragione umana in una società in cui dominano emozioni e improvvisazione; e trasmettere cultura, ovvero fornire al lettore, anche non credente, le informazioni affinché possa formulare il proprio giudizio su questioni come la vita, il dolore, la politica e il fattore religioso. Per il vescovo di Noto Antonio Staglianò, membro della commissione episcopale per la Cultura e le comunicazioni sociali, è questa la sfida di Avvenire. «La cultura – ha spiegato il presule – è ciò che rende l’uomo più uomo, ciò che coltiva e umanizza l’umano. Ecco perché essa ha bisogno di una comunicazione orientata». Proprio per stimolare la riflessione della comunità netina Staglianò sta incoraggiando iniziative culturali nel territorio diocesano che intendono proporre Avvenire come strumento per guidare e accompagnare la comunità in un percorso di inculturazione, propedeutico all’evangelizzazione. Primo tra tutti il Convegno internazionale di Bioetica che si terrà il 10 e l’11 settembre a Noto sul tema "Senso umano e bioetica clinica: pensare la sofferenza nella dimensione della complessità".
Quali sono le nostre “responsabilità” nell’ambito della bioetica, in una cultura in cui il senso del “limite” viene “spesso violato e manipolato dalle scienze biomediche, che sempre più si stanno avvicinando a ma ipolare la linea di confine tra la vita e la morte”? E’ uno degli interrogativi che faranno da sfondo al grande evento ormai alle porte.  I lavori si apriranno con la prolusione di mons. Staglianò su “Il senso dell’umano: cuore della bioetica”. “Gli sviluppi della tecnologia e la loro applicazione alla vita e all’esistenza dell’uomo – si legge nella presentazione dell’iniziativa – hanno portato molti alla convinzione che la gestione della vita, della morte, della malattia sia riconducibile solo a competenze tecniche: ciò ha prodotto profonde modificazioni non solo nel nostro modo di vivere, ma anche nel nostro modo di pensare la vita e ma morte”. Di qui la necessità di “riunire in un significato unitario la grande quantità di conoscenze disponibili, e di “recuperare in uno sguardo sinottico le diverse dimensioni della persona umana”. Tra i relatori del convegno di Noto, a cui parteciperanno esperti italiani e stranieri, mons. Domenico Pompili, direttore dell’Ufficio Cei per le comunicazioni sociali.