UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Padova: la verità rende liberi, anche nell'era digitale

«L’unica storia che con­ta è una storia vera». Lapidaria e solo ap­parentemente scontata la sintesi di Gianni Riotta, direttore del Sole 24 O­re, ospite all’incontro del vescovo di Padova Antonio Mattiazzo con la stampa, in occasione della festa di san Francesco di Sales, patrono dei gior­nalisti.
24 Gennaio 2011
«L’unica storia che con­ta è una storia vera». Lapidaria e solo ap­parentemente scontata la sintesi di Gianni Riotta, direttore del Sole 24 O­re, ospite all’incontro del vescovo di Padova Antonio Mattiazzo con la stampa, sabato 22 gennaio, in occasione della festa di san Francesco di Sales patrono dei gior­nalisti. Un appuntamento sul tema «Informazione e verità nell’era digi­tale» (adattando il titolo del messag­gio del Papa per la Giornata mondia­le delle comunicazioni sociali), iniziato con un ricordo per la prematura scom­parsa della collega del Tg1 Laura Mambelli.
Il mondo dell’informazione è cam­biato in fretta – solo tre anni fa non si sapeva cosa fossero i social network, Twitter ha poco meno di due anni di vita, nel 2009 la parola i-Pad rappre­sentava ancora un’ipotesi – eppure oggi solo Facebook coinvolge mezzo miliardo di persone; idealmente la ter­za nazione del mondo. È con questo panorama che ci si confronta – sotto­linea Riotta che, se è ricordato per es­sere il primo giornalista ad aver aper­to un blog, va più fiero di essere il pri­mo ad averlo chiuso, per evitare di vi­vere in un mondo a sé o per pochi in­timi. No all’isolamento tecnologico quindi; sì alla ricerca della verità an­cora e sempre secondo i valori della giustizia, della libertà, dell’obiettività e dell’equilibrio anche nel veloce mondo digitale, dove le verità posso­no essere molte, facilmente costrui­te, ma altrettanto facilmente sma­scherate.
L’unica direzione che conta è la verità, ed è l’evangelista Giovanni a ricor­darlo: «Voi conoscerete la verità e la verità vi farà liberi» (Gv 8 ,32). Una le­zione che vale al di là della fede e che trova riscontri storici anche solo guar­dando il secolo scorso e le grandi dit­tature, là dove i fattori comuni sono stati la limitazione della libertà di stampa, di pensiero, di religione. Ma chi stabilisce e garantisce la verità? Domande cogenti, che richiamano il rischio di due derive possibili, sotto­linea Gianni Riotta: il controllo della verità – mentre il giornalista è chia­mato a testimoniare – e il relativismo a discapito dello spirito critico. Ed è sempre Giovanni, dice Riotta, a ram­mentarlo: «Gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce» (Gv 3 ,19). Le tenebre del qualunquismo o del «personal media» del XXI secolo – co­me Riotta identifica la realtà odierna – rappresentano i rischi di oggi: un’e­poca in cui è cambiata la dinamica del processo informativo, che non parte più dai fatti ma «prima forma le opi­nioni e poi cerca le evidenze».
Che fare? «Rimane il nostro dovere di andare a riconoscere la verità – affer­ma il direttore del Sole –. Il compito de­gli uomini di buona volontà è batter­si contro la deriva relativista. Dobbia­mo essere pronti ad abbracciare qua­lunque innovazione tecnologica, ma con il coraggio dei grandi valori della nostra professione», perché non è ve­ro che «se ci sono nuovi mezzi ci so­no anche nuovi valori». Una posizio­ne sottoscritta dal vescovo Mattiazzo che ha evocato il rischio della verità di essere subordinata ai poteri forti e il pericolo conseguente di una demo­crazia falsificata