Da quando, nell’ottobre scorso, i vescovi italiani hanno pubblicato gli Orientamenti pastorali per il decennio appena avviato, non c’è incontro diocesano o convegno ecclesiale che non richiami l’intento di «educare alla vita buona del Vangelo», come recita l’azzeccato titolo del documento. Un titolo essenziale, originale, suggestivo: quattro parole che appaiono una buona carta da giocare anche dal punto di vista della comunicazione dei contenuti. Un’arma in più nelle mani di coloro che, per vocazione e per passione, operano per irrobustire l’attitudine di iniziativa e di parola della propria comunità cristiana.
Gli incontri periodici del clero o le sedute fiume degli organismi diocesani non bastano: è negli spazi e nei tempi ordinari della vita comunitaria che le indicazioni dei vescovi attendono di essere conosciute, approfondite, concretizzate. D’altronde, la frontiera educativa corre soprattutto qui: attorno – e dentro – la comunità parrocchiale. Quella che i vescovi stessi riconoscono essere «il luogo fondamentale per la comunicazione del Vangelo e la formazione della coscienza credente», punto di riferimento nel territorio, dove la vita cristiana si mostra accessibile a tutti e possono prendere corpo le «alleanze educative».
Inutile illudersi: i documenti ecclesiali sono un pane duro da masticare spesso anche dentro le familiari mura di casa. Nessuno può sentirsi escluso; considerato che «non c’è nulla, nella nostra azione, che non abbia una significativa valenza educativa », come scrive il cardinale Angelo Bagnasco nella presentazione, sarebbe del tutto paradossale che si rinunciasse ad attrezzarsi proprio là dove la Chiesa ogni giorno affronta la sfida dell’educazione, grazie alla «vita buona» che ciascuno in modo diverso – a cominciare dai catechisti e i responsabili dei gruppi – sa vivere e proporre.
Da dove cominciare? Un utile suggerimento viene dal documento. Quando i vescovi indicano le esigenze fondamentali per una buona progettazione, la prima a trovare spazio è la necessità di prendere coscienza delle caratteristiche e dell’urgenza della questione educativa. «L’educazione, infatti, se è compito di sempre – scrivono –, si presenta ogni volta con aspetti di novità. Per questo non può risolversi in semplici ripetizioni, ma deve anzitutto prestare la giusta attenzione alla qualità e alle dinamiche della vita sociale». Capire il mondo in cui viviamo è indispensabile per crescere in esso, renderlo un terreno favorevole all’educazione, condurlo lungo i percorsi della «vita buona del Vangelo».
A suggerire qualche prospettiva di riflessione e di intervento, nei diversi ambiti della società, ha iniziato oltre un anno fa « La sfida educativa » (Laterza 2009), il rapporto-proposta uscito dalla penna del Comitato per il progetto culturale della Chiesa italiana. Altri strumenti si aggiungono, a ritmo sostenuto, a opera del vasto mondo editoriale cattolico. Ci sono poi i mezzi di comunicazione ecclesiali – a cominciare da Avvenire, Tv2000 e RadioInBlu , l’agenzia Sir e i media diocesani e parrocchiali – a rilanciare temi ed esperienze, criteri di lettura e occasioni di confronto. «L’impegno educativo sul versante della nuova cultura mediatica – affermano gli stessi Orientamenti pastorali – dovrà costituire negli anni a venire un ambito privilegiato per la missione della Chiesa».
Dalla carta stampata ai territori digitali, per giungere alle sale della comunità e ai centri culturali cattolici, l’opera educativa della comunità non può fare a meno di quanti la aiutano a pensare, a conoscere, a entrare in relazione. D’altra parte, lo stesso documento dei vescovi ha un po’ la caratteristica di un ipertesto: un ampio ventaglio di finestre da aprire sulla vita, di link a temi e ambiti da approfondire, di nuove strade da percorrere perché ciascuno riscopra il dono ricevuto e la valenza educativa del proprio servizio.