Oggi invece, lei dice, ci farebbero un tweet, «siamo tutti qui»...
Guardi, non sottovaluto ruolo e funzione dei nuovi strumenti. Ma la politica non può andare dietro al giorno per giorno, o all’ora per ora cui siamo arrivati. C’è bisogno di elaborazione, di preparazione. Di comunicazione verticale, insomma, più che orizzontale.
Viene in mente il discorso che a volte si fa sui genitori. Sul fatto che quando non ci sono valori da comunicare si pensa di sopperire facendo gli amiconi, con i figli.
È esattamente così. Nessuno più di me ha creduto e crede nella comunicazione orizzontale, ne ho parlato quando ho descritto i localismi, i rapporti fra imprese, i distretti. Ma qui è diverso, si tratta di elaborare un pensiero alto, di farsi classe dirigente.
I social network non possono aiutare?
Non credo che possano servire a elaborare una linea politica. Sono tante molecole, che non fanno un disegno. Qui c’è da recuperare l’autorevolezza della politica, da individuare gli obiettivi di sviluppo, la dimensione solenne della legge e quindi del legislatore.
I partiti sono in crisi, ultimamente pare non si abbia neanche idea di che cosa farne dei finanziamenti, come sembra voler dire il caso Lusi. Ma allora, come se ne esce?
Teilhard de Chardin indicava l’esigenza di andare «in alto e in avanti», ricordando le due dimensioni dello sviluppo. Sono parole di un teologo, ma credo possano essere applicate anche alla politica, e alla politica di oggi.
Non si tratta anche di una nuova possibilità di partecipazione?
La riflessione del web resta lì, ha vita effimera, tutto sommato credo l’opinione si diffonda ancora attraverso i giornali, che hanno la dimensione dell’approfondimento.
Ma un tweet oggi non lo invierebbe anche De Gasperi?
Credo proprio di no. Lui lavorava alla biblioteca vaticana, era amante più del silenzio e dell’elaborazione.
Silenzio e parola sono elementi essenziali della comunicazione, ricorda il Papa. Su Twitter. Vede, c’è anche il Papa, su Twitter...
Quando c’è un messaggio da comunicare ogni mezzo di comunicazione è utile. Ma non mi pare che, in politica, siamo in questa fase. Siamo nel pieno della fase dell’elaborazione.
Gianfranco Bettetini, da grande sociologo della televisione, ricorda che i migliori sentimenti sono ancora quelli che non possono essere veicolati mediaticamente. Questo vale anche per la Rete e per la politica?
La politica è anche «emozione collettiva», ci ricorda ancora una volta De Gasperi. E in quanto tale non si trasferisce attraverso i social network. Che sono utili, ma non possono sostituire il contatto umano, gli incontri, i raduni, e il confronto fra uomini in carne ed ossa.