Il cambiamento tecnologico crea non «un uomo nuovo», come prospettavano i manifesti cyborg, ma «del nuovo nell’uomo», poiché non esiste innovazione tecnica a cui non corrisponda una mutazione antropologica. Le tecnologie sono infatti oggetti sociali rivestiti di simbolico, ma soprattutto proiezioni della coscienza dell’uomo, delle sue virtù e dei suoi vizi. I mezzi messi a disposizione dalle biotecnologie - trasferimento di geni, trapianti di tessuti e organi, interventi di ingegneria molecolare - rischiano tuttavia di oscurare le molteplici risorse animali già presenti in ognuno di noi, eredità dei nostri predecessori non umani e quasi sempre represse perché difficili da inquadrare in una visione intelligente della vita e del mondo. Codificare le istanze che caratterizzano il postumano, che ha un largo impatto nel panorama scientifico e culturale contemporaneo anche se non ancora una definizione univoca, interpella la vita pastorale e consente di riflettere sui tentativi di relegare l’uomo nel sogno – o nell’illusione – di un’immortalità realizzata tecnologicamente.
Gli autori
Massimiliano Padula è docente di Sociologia alla Pontificia Università Lateranense e alla Pontificia Facoltà di Scienze dell'Educazione Auxilium.
Giovanni Iacovitti è stato professore ordinario di Elaborazione numerica dei segnali all’Università La Sapienza di Roma.
Carlo Cirotto è stato docente di Citologia e istologia all’Università di Perugia.
Paolo Benanti è docente associato alla Facoltà di Teologia della Pontificia Università Gregoriana.
Antonio Mastantuono è docente di Teologia pastorale alla Pontificia Università Lateranense.
Giuseppe Lorizio è docente di Teologia fondamentale alla Pontificia Università Lateranense.
L' Animale e la macchina. Come il post-umano interpella la pastorale.
Aa.Vv.
Editrice EDB
Pagine: 80
Prezzo: € 8