UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Se la sobrietà
è anche digitale…

Silenzio, Parola, Buona Notizia. Ci sono i fondamentali della co­municazione nel tema scelto da Benedetto XVI per la prossima Gior­nata mondiale delle comunicazioni sociali, in calendario il 20 maggio 2012.
4 Ottobre 2011
Silenzio, Parola, Buona Notizia. Ci sono i fondamentali della co­municazione nel tema scelto da Benedetto XVI per la prossima Gior­nata mondiale delle comunicazioni sociali, in calendario il 20 maggio 2012.

Dopo aver posto negli anni scorsi l’ac­cento sulla verità e le relazioni umane nella cultura digitale, il Papa invita ora a una riflessione solo apparentemente i­nattuale sul silenzio. Anzi, su «Silenzio e Parola: cammino di evangelizzazione». Dove la seconda parte del titolo rafforza la prima: la corsa del Vangelo tra gli uomini, infatti, dà sapo­re alle parole umane, rende amico il silenzio, supera le divi­sioni delle tante babeli contemporanee. Il tema della Gior­nata e del relativo messaggio viene diffuso con anticipo per favorire la preparazione. In attesa del testo completo, dispo­nibile a fine gennaio, non è difficile immaginare alcuni pas­si con cui i diversi gruppi, i centri culturali e gli animatori della comunicazione possono avvicinarsi e avvicinare al­l’appuntamento di maggio. Il dialogo tra parola e silenzio, in primo luogo, è ricco di risonanze bibliche e teologiche. La vo­ce di Dio risuona nel vento leggero – letteralmente è «voce di silenzio» –, rivela il profeta Elia con l’esperienza dell’Oreb. E Gesù di Nazaret «è uomo della parola e del silenzio», secon­do il Direttorio della Chiesa italiana sulle comunicazioni so­ciali.
Numerosi spunti vengono dal magistero di Benedetto XVI. Nell’udienza generale del 10 agosto il Papa chiedeva di «gu­stare il silenzio, di lasciarsi, per così dire, riempire dal silen­zio ». Il silenzio è lo spazio della Grazia e della conoscenza di sé, ma ciò che lo rende «pieno» e comunicativo è soprattut­to l’amore. Benedetto XVI lo ribadisce fin dalla sua prima en­ciclica, e proprio là dove scrive di evangelizzazione: «Il cri­stiano sa quando è tempo di parlare di Dio e quando è giu­sto tacere di Lui e lasciar parlare solamente l’amore. Egli sa che Dio è amore e si rende presente proprio nei momenti in cui nient’altro viene fatto fuorché amare». Tra il silenzio e la parola passa non solo il cammino del Vangelo ma anche quel­lo dell’uomo, nei passaggi fondamentali dell’esistenza. Di si­lenzio si nutre la meraviglia, i movimenti segreti del cuore, la formazione della coscienza, l’offerta della fede e nel dolore. Richiamarlo quando l’attenzione è rivolta al comunicare si­gnifica favorire lo spazio per l’incontro, aprire all’ascolto au­tentico, mettere la persona prima dei mezzi e delle tecniche. Reagire a una certa ubriacatura digitale con sobrietà e sa­pienza dell’essenziale.