UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Sguardi “allenati” al mondo

Una riflessione di padre Albanese sull'apertura di orizzonti del quotidiano dei cattolici italiani, che da domenica scorsa ha inaugurato un appuntamento settimanale di educazione alla mondialità in vista della Giornata Missionaria Mondiale (24 ottobre).
6 Ottobre 2010
Già nel 1840, uno scrittore come Balzac, metteva in guardia contro i condizionamenti del 'quarto potere'. «La gente crede che siano molti i giornali, ma in definitiva ce n’è uno solo? Ciascuno dipinge in bianco, in verde, in rosso, o in blu la notizia che gli manda il signor Havas».
Da allora le cose non sono cambiate granché nel panorama internazionale e soprattutto nel Bel Paese. Quello che gli organi d’informazione solitamente lasciano filtrare – e che poi siamo costretti a digerire di primo mattino con il cappuccino o alla sera in poltrona – sono più o meno sempre le stesse notizie: cambia la costruzione della frase, l’architettura del pezzo e l’interpretazione dell’opinionista di turno, ma poi alla fine un po’ tutti i giornali sembrano omologarsi rispetto a una sorta di scaletta preconfezionata e tendenzialmente obliqua.
 
Quella conoscenza drogata
A volte si ha addirittura la sensazione che la sete di conoscenza degli utenti venga drogata col siero dell’istupidimento collettivo, solo per soddisfare le esigenze di un presunto 'mercato massmediale', quello dei grandi numeri. Continua inoltre a farsi strada la percezione che si debba sempre e comunque voltar pagina, quasi che le parole dovessero per forza scivolar via, una sorta di «nomadismo verbale» per dirla con Zavoli, «un rotolio di voci e immagini sempre più competitive, con una vistosa prevalenza dell’effimero».
 
Una visuale alternativa
Ecco in sintesi le ragioni che dovrebbero spingere le parrocchie a diffondere il più possibile
Avvenire: perché il suo piano editoriale è da sempre aperto al mondo, agli accadimenti e più in generale alla cronaca del cosiddetto 'villaggio globale' di cui il nostro Paese, nonostante certe spinte regionalistiche altamente identitarie, è comunque parte integrante. Non solo: la matrice cattolica di questo giornale rende possibile riflettere sui fatti del giorno alla luce dei valori evangelici, in un mondo in continua mutazione: come cultura, come modo di vivere, come sentimento del sacro, come senso ecclesiale, come sistemi culturali, come modalità comunicative, come concezione dei diritti dell’uomo, come pluralismo religioso, come rapporto con l’aldilà, come visione integrale della realtà. E queste costanti e progressive alterazioni ­è bene dirlo con franchezza - sono percepite con fatica dalla gente comune, innescando a volte una sorta di frustrazione non solo psicologica, ma esistenziale.
 
La prima forma di solidarietà
'In-formare', è bene rammentarlo, significa letteralmente 'dare forma', 'plasmare, modellare secondo una determinata forma, struttura'. Giornalisticamente parlando, equivale dunque a 'dare ordine', sia nel senso letterale di eliminazione del disordine, sia in quello più ampio di riduzione della complessità, cioè di semplificazione con lo scopo certamente non di banalizzare, ma rendere la realtà maggiormente intelligibile. Basta dare un’occhiata agli editoriali di
Avvenire o alle pagine speciali pubblicate su questo giornale in occasione di particolari appuntamenti come la prossima Giornata missionaria mondiale, per rendersi conto che l’informazione, quando risponde a certi princìpi, è davvero la prima forma di solidarietà. Il modo nuovo di pensare al futuro.