UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Stampa cattolica, voce viva

Nella pagina del Portaparola Avvenire ripercorre le giornate trascorse a L'Aquila dai delegati della Federazione italiana dei settimanali cattolici. Al di là delle tavole rotonde e delle relazioni, l’incontro è stato l'occasione per mettere in circolo idee e parlare chiaramente delle maggiori sfide che attendono le testate locali.
21 Aprile 2015

Se c’è una cosa cui i settimanali cattolici non possono rinunciare quella è la propria identità, quel 'marchio' autorevole che li rende riconoscibili nel panorama dei media e che ne garantisce il futuro oltre le insidie della crisi. Ne sono convinti i giornalisti e i direttori delle testate aderenti alla Federazione italiana settimanali cattolici (Fisc) che nei giorni scorsi hanno fatto dell’Aquila – laboratorio di ricostruzione a cielo aperto dopo il sisma del 2009 – il proprio 'cenacolo' dal quale gettare uno sguardo al futuro. Nel capoluogo abruzzese poco meno di 200 delegati della Fisc si sono dati appuntamento per il convegno nazionale dedicato al tema «L’Italia da riprogettare e preservare nella storia». Al di là delle tavole rotonde e delle relazioni, l’incontro è stato anche occasione per mettere in circolo idee e per parlare chiaramente delle maggiori sfide che attendono le testate locali.
Da Nord a Sud tutti sottolineano che il primo e fondamentale compito che attende questi giornali è la «ricalibrazione delle risorse » anche davanti alle nuove esigenze imposte da Internet. «A Trento – racconta Diego Andreatta, di Vita Trentina – stiamo cercando di rispondere alla necessità di alimentare il sito dell’informazione diocesana con le risorse a disposizione». Una sfida da coniugare con un mandato ben chiaro, secondo il direttore del settimanale trentino, Marco Zeni: «Dobbiamo continuare a parlare alla gente, facendoci capire e ascoltando le loro esigenze». Una cosa è certa: sono tanti gli ostacoli che in questo momento i giornali locali trovano sulla propria strada anche per i propri bilanci, a partire da un sostegno sempre minore da parte delle amministrazioni pubbliche. «Tra i capitoli più delicati – dice Lauro Paoletto, direttore de La Voce dei Berici di Vicenza – c’è quello della pubblicità: il suo valore diminuisce, ma non è giusto svenderla, perché c’è in gioco anche la dignità del nostro lavoro».
Per tutti la strada da percorrere è quella del radicamento sempre maggiore nel territorio, coltivando appunto la propria identità ecclesiale. A Mazara del Vallo, ad esempio, Max Firreri, il direttore di Condividere, quindicinale diocesano, parla di «un grosso sforzo di rilancio della testata anche grazie al coinvolgimento delle realtà presenti in diocesi, in grado di offrire un loro sguardo prezioso sulla realtà che ci circonda». Un esempio virtuoso di lavoro comunitario, che si affianca a quello de L’Amico del Popolo, settimanale di Agrigento: «Abbiamo sempre cercato di camminare con le nostre gambe – racconta Marilisa Della Monica, giornalista della testata locale siciliana – e questo ci ha dato forza anche davanti alla crisi». Nessuno degli operatori dei settimanali, insomma, si nasconde le difficoltà, ma la consapevolezza di essere voce delle comunità dà la base per guardare con orgoglio anche al futuro.
 
Intervista al presidente Zanotti

Radicati nel territorio con lo sguardo su «tutto l’umano» per essere un contributo concreto alla democrazia del nostro Paese: è questo il mandato che Francesco Zanotti, presidente della Fisc, affida alle testate cattoliche locali al termine del Convegno nazionale svoltosi all’Aquila.
Che messaggio lascia l’evento in Abruzzo?
L’essere ospiti all’Aquila, in una terra ferita dal sisma sulla via della rinascita, ci ha spinto a metterci soprattutto in ascolto e a vivere il nostro mestiere come un contributo al cammino di 'risurrezione' di tutto il nostro Paese. In questi giorni abbiamo toccato con mano la volontà della comunità cristiana di essere viva e presente come Chiesa viva in mezzo alle case degli uomini. Per i settimanali cattolici questi tre giorni in Abruzzo sono stati una preziosa scuola, che ci ha confermati nel nostro cammino di servizio al fianco degli uomini. L’immagine per i media cattolici che mi piace usare è quella dei discepoli di Emmaus, dei compagni di viaggio che condividono tutto. Proprio come all’Aquila ha fatto il giornale diocesano Vola, che ha condiviso tutto con il proprio territorio.
Questo radicamento nel territorio può essere una risorsa nella crisi?
Assolutamente sì, è una dimensione decisiva per le nostre testate nella crisi della carta stampata: il radicamento nel territorio fa parte dell’identità della Chiesa – pensiamo alla parrocchia che è casa fra le case – e quindi anche dei settimanali cattolici. Un legame che non ci rinchiude però entro confini limitati: ben saldi nelle nostre radici siamo chiamati, infatti, a guardare all’intero Paese, al mondo, a tutto l’umano. Questo sta nella nostra storia, e questo i giorni all’Aquila l’hanno dimostrato chiaramente.
Quali le maggiori sfide oggi per le testate della Fisc?
La prima è l’interrogativo che ci propone Internet, luogo da abitare. Molte testate stanno mettendo mano ai propri siti, anche grazie a un progetto promosso assieme alla Cei proprio per rispondere a questa esigenza. Ovviamente questo pone sfide nuove anche al nostro modo di lavorare, che non è più diretto solo alla carta stampata. Ma questa è solo una delle sfide che ci dovrebbero spingere a essere 'santamente inquieti', cioè consapevoli dell’importanza del nostro lavoro.
Quali i maggiori ostacoli a questa missione?
Oltre alla crisi che colpisce la carta stampata e al taglio dei contributi, penso soprattutto alla minaccia al pluralismo dell’informazione, che non viene più percepito come un valore. La Fisc al riguardo si sta battendo perché la stampa no profit venga sostenuta, e un Paese democratico non può non sostenerla. È una battaglia che stiamo facendo assieme anche ad altre sigle, ad esempio con la campagna «Meno giornali meno liberi». Un impegno che porteremo anche al tavolo sull’editoria con il Governo in programma la prossima settimana: siamo aperti alle proposte di riforma nella direzione di un sistema più giusto nella distribuzione dei contributi, ma bisogna ricordare che senza pluralismo non c’è democrazia.
 
La voce delle donne

Dare le notizie «con la mano sul cuore», sapendo «comporre le differenze» senza rinunciare alla «tenerezza»: è questo il tocco che il «genio femminile» può donare al giornalismo e al mondo dei media. A testimoniarlo sono due giovani direttori donne di testate locali cattoliche aderenti alla Fisc. Benedetta Bellocchio dirige da poco il settimanale Notizie, della diocesi di Carpi: «Pregiudizi? Difficoltà? Per una donna non mancano mai negli ambienti di lavoro e gli ostacoli si moltiplicano se si mettono insieme anche le esigenze della famiglia – racconta – eppure sono convinta che la nostra sensibilità offra un valore aggiunto nell’impegno di informare. Ad esempio le donne hanno certo una capacità speciale di cogliere il particolare, di saper raccontare i fatti mostrando il volto materno, che nel nostro caso è quello della Chiesa in ascolta degli uomini del nostro tempo e delle loro attese». Insomma, conclude Bellocchio, «saper mettere insieme i lontani e le diversità è il carisma che le donne sanno mettere al servizio della comunità anche da giornalisti». Concorda Francesca Cipolloni, direttore da un paio di anni di Emmaus, testata della diocesi di Macerata-Tolentino- Recanati-Cingoli-Treia: «Penso che come donne sappiamo intuire meglio i limiti oltre i quali, nel racconto delle notizie, non è giusto andare». Tra le urgenze da coltivare con maggiore convinzione, aggiunge poi Cipolloni, vi è quella di «lavorare in uscita», rivolgendosi alle periferie: «Un mandato che trova piena sintonia con la sensibilità femminile – sottolinea il direttore di Emmaus– e con la capacità delle donne di entrare in empatia con chi si trova nel bisogno». Tuttavia, conclude Francesca Cipollini, «il nostro è un lavoro corale che non può fare a meno del contributo dei colleghi uomini, altrettanto preziosi nel dare credibilità ai nostri media».