UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

«Sulle testate cattoliche
nubi minacciose»

Il segretario generale della Cei, il vescovo Mariano Crociata, è intervenuto a Cesena, al convegno nazionale della FISC: "l'annunciato taglio dei fondi impoverisce l’informazione e il pluralismo; la Rete è imprescindibile, ma senza disertare il territorio e le forme tradizionali di comunicazione".
24 Ottobre 2011
Smarrirsi o ritrovarsi? Non abbiamo navi­gatori a bordo capaci di guidarci, quan­do la piazza non è più quella fisica, deli­mitata dalla chiesa e dal municipio, nella qua­le fino a tempi recenti ci si fermava a scambiare opinioni. Non è facile orientarsi, nella piazza immensa e virtuale che oggi, sulla Rete, colle­ga con un clic ogni angolo di mondo e ci con­nette tutti, senza che ci vediamo né sappiamo con chi stiamo “dialogando”. Ecco allora l’ur­genza di quello “Smarrirsi o ritrovarsi?” che ieri ha fatto da titolo all’ulti­ma giornata del convegno su “Territorio e Internet”, orga­nizzato dalla federazione dei quasi 200 settimanali dioce­sani d’Italia (Fisc). «Sfoglian­do le migliaia di pagine che entrano nelle nostre famiglie grazie al generoso lavoro di tutti voi, si afferra quanto la vostra voce continui a essere importante per abitare in ma­niera missionaria quel “corti­le dei gentili” che incrocia la sensibilità degli uomini del nostro tempo»: così si è rivolto a direttori e giornalisti il segretario generale della Cei, il ve­scovo Mariano Crociata.Conscio delle «nubi minacciose» che si addensano sulla vita delle testate cattoliche, ha denunciato come «la ri­duzione del fondo per l’editoria e l’aumento delle spese postali» mettano a rischio la so­pravvivenza di decine di queste, determinan­do la possibile perdita di centinaia di posti di lavoro, oltre che «un impoverimento del plu­ralismo informativo». Internet è certamente «un luogo da abitare», dunque, «ma senza che questo significhi disertare il territorio e le sue forme tradizionali di comunicazione».
Un terreno sul quale il presidente della Fisc, Francesco Zanotti, ha invitato a confrontarsi autorevoli voci della cultura e del giornalismo. «Anche la piazza telematica ha una sua bel­lezza perché vi si incrocia il mondo intero, ma va frequentata conoscendo gli strumenti», ha detto Carmen Lasorella, direttrice di San Ma­rino Rtv . Ad esempio è ancora dolorosamen­te vivo in tutti noi l’uso che se n’è fatto osten­tando il corpo del colonnello Gheddafi: «Il web, ancor prima che le tivù, è diventato il luogo della giustizia sommaria, attraverso quelle im­magini raccapriccianti. Solo pochi anni fa ci saremmo chiesti se mostrarle o no... Io dico mostriamole, ma solo una volta, senza indu­giare ». Posizione in parte diversa, quella di Marco Tar­quinio, direttore di Avvenire, probabilmente l’unico quotidiano che abbia avuto il coraggio di non pubblicare in prima pagina quel volto tumefatto. «Internet costituisce una grande opportunità in tutti i sensi – ha sostenuto Tar­quinio – purché la libertà si coniughi con la re­sponsabilità », e gli strumenti, potenzialmen­te buoni, «non perdano di vista il territorio fi­sico » e quindi la verità dei fatti, senza la qua­le decade il ruolo stesso del giornalista: «A vol­te la sintesi offerta dalla rapidità della Rete non ha più la consapevolezza di quello che è l’Italia vera. In tivù soprattutto vediamo u­na cronaca che non ha più nessun contatto con la vita reale delle persone». Un ri­schio che non corrono le te­state cattoliche, presenti ca­pillarmente tra la gente: «Un giornalista del territorio sa che parla di persone concre­te, le stesse che domani in­contrerà per strada. Il collega che abita le piazze mediati­che, invece, non sente la ne­cessità di dover rendere conto ad alcuno». Co­sì capita che «nel virtuale si annidi l’angolo della gogna. E il flusso di notizie sembra po­ter prescindere dal confronto con la verità». Compito di chi fa informazione, ha ricordato, è garantire l’aggancio al reale, «ma quanto c’è di certificato in Internet? Quanto resta di spaz­zatura, che pure è stata riconosciuta come ta­le, ma non viene più rimossa?». Problemi rea­li, che la platea dei settimanali cattolici ha re­cepito con competenza e senza alcuna tenta­zione di rinunciare al futuro, anzi, preoccu­pata proprio perché già perfettamente attrezzata nell’ambito delle nuove tecnologie.
A loro – dopo il plauso espresso da Carlo Gio­vanardi, sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri – ha rivolto infine «al­cune tracce di cammino» Crociata, premet­tendo appunto che «non possiamo sederci sul passato». «Innanzitutto continuate ad essere voce del territorio – ha raccomandato –. In­novate pure la grafica, ma soprattutto presta­te attenzione ai contenuti e investite in qua­lità ». In secondo luogo, «fatevi scegliere per u­na linea editoriale coraggiosa, riconoscibile nella sua identità ecclesiale, sul tracciato del­la dottrina sociale della Chiesa con la sua co­stitutiva articolazione di etica della vita ed e­tica sociale. Abitate il 'cortile dei gentili', at­tenti a sollevare domande e proporre percor­si di risposta». Infine ha invitato a «sostener­si reciprocamente» in una sinergia capace di fare sistema, anche aderendo all’Ucsi, l’Unione cattolica della stampa italiana, il cui presi­dente nazionale, Andrea Melodia, ha seguito con particolare attenzione la tre giorni di Ce­sena.
«Fibre ottiche e satelliti ormai ci spalancano gli orizzonti del mondo», ha concluso Cro­ciata, ma un equilibrio è possibile solo «te­nendo insieme i due movimenti del pendo­lo, la dimensione locale e l’afflato universa­le ». Un’alleanza tra generazioni e un patto e­ducativo più volte auspicato anche da Paolo Bustaffa, direttore dell’agenzia Sir, con un ri­chiamo forte alla coscienza di chi fa infor­mazione e alla vera sfida, «portare umanità nelle connessioni».