La crisi si fa sentire sulle televisioni locali. Ma non è solo una questione economica. Il passaggio al digitale ha provocato un terremoto che, seppur con il positivo ampliamento dell’offerta, ha lasciato sul tappeto troppe incognite: gli switchoff che nel Mezzogiorno penalizzano le tv del territorio; il caos delle frequenze; la «guerra del telecomando» che rischia di far retrocedere le locali per favorire i network nazionali.
Questioni cruciali che saranno al centro del RadioTv Forum in programma oggi e domani a Roma. Un appuntamento promosso dall’Aeranti-Corallo, l’associazione che raccoglie oltre mille imprese radiotelevisive. Al tavolo dei relatori anche il sottosegretario allo Sviluppo economico – con la delega alle comunicazioni – Massimo Vari e il segretario dell’Agcom, Roberto Viola.
«Il mondo delle locali – spiega il presidente della Corallo, Luigi Bardelli – è stato dimenticato. Il Governo si interessa al beauty contest o alle nomine Rai ma ha lasciato a se stesso un comparto che assicura 5mila posti di lavoro».
L’addio all’analogico non si è ancora concluso. Mancano all’appello alcune regioni del Sud. «Però è stato deciso di affrontare la transizione troppo in fretta con gravi disagi per le emittenti locali», afferma il coordinatore dell’Aeranti Corallo, Marco Rossignoli. È accaduto, ad esempio, venerdì in provincia di Foggia dove le frequenze sono state assegnate dal ministero nel primo giorno nello switch- off. «Un ritardo inaccettabile», dichiara Rossignoli che chiede di far slittare il passaggio di due mesi. «Le emittenti non possono organizzarsi in poche ore». Da qui l’ipotesi di contenziosi legali che le locali potrebbero avviare per i danni subiti. C’è, poi, il caso Sicilia in cui le tv del territorio sono cento e le frequenze a disposizione appena diciotto. «L’effetto potrebbe essere un’autentica moria», avverte Bardelli. Sempre sul fronte degli spazi, nelle aree digitalizzate prima del 2011 dovranno essere restituiti i nove canali «venduti» alle compagnie telefoniche e sottratti solo alle locali. «In pratica sarà come dover affrontare un nuovo switch-off in dieci regioni con la relativa risintonizzazione dei decoder», dichiara il presidente della Corallo. Certo, le locali possono anche liberare le frequenze spontaneamente ricevendo, in cambio, un indennizzo. «Ma da due mesi non abbiamo notizie sul numero di canali che le tv hanno scelto di dismettere – avverte Rossignoli –. E in otto zone l’incertezza è assoluta. Infatti va capito se sarà necessaria una gara per decidere chi continuerà a trasmettere in proprio ». Come se non bastasse, le locali potrebbero essere costrette a rilanciare altre dieci frequenze nel 2015, secondo quanto stabilito a febbraio dalla Conferenza di Ginevra. «E sarebbe devastante », fa sapere il coordinatore. Ecco l’invito di Bardelli a destinare «uno o due canali del defunto beauty contest alle locali». Infine le piccole tv sono strette nella «guerra del telecomando» che punta ad annullare la numerazione automatica digitale. «Se tutto ciò venisse messo in discussione – conclude Rossignoli – sarebbe una babele. Per questo va cristallizzata l’impostazione attuale ».