UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Tv locali, l'incognita del digitale

La crisi si fa sentire sulle televi­sioni locali. Ma non è solo una questione economica. Il pas­saggio al digitale ha provocato un ter­remoto che, seppur con il positivo am­pliamento dell’offerta, ha lasciato sul tappeto troppe incognite: gli switch­off che nel Mezzogiorno penalizzano le tv del territorio; il caos delle fre­quenze; la «guerra del telecomando» che rischia di far retrocedere le locali per favorire i network nazionali.
22 Maggio 2012
La crisi si fa sentire sulle televi­sioni locali. Ma non è solo una questione economica. Il pas­saggio al digitale ha provocato un ter­remoto che, seppur con il positivo am­pliamento dell’offerta, ha lasciato sul tappeto troppe incognite: gli switch­off che nel Mezzogiorno penalizzano le tv del territorio; il caos delle fre­quenze; la «guerra del telecomando» che rischia di far retrocedere le locali per favorire i network nazionali.
Questioni cruciali che saranno al cen­tro del RadioTv Forum in programma oggi e domani a Roma. Un appunta­mento promosso dall’Aeranti-Coral­lo, l’associazione che raccoglie oltre mille imprese radiotelevisive. Al tavo­lo dei relatori anche il sot­tosegretario allo Sviluppo economico – con la delega alle comunicazioni – Mas­simo Vari e il segretario del­l’Agcom, Roberto Viola.
«Il mondo delle locali – spiega il presidente della Corallo, Luigi Bardelli – è stato dimenticato. Il Go­verno si interessa al beauty contest o alle nomine Rai ma ha la­sciato a se stesso un comparto che as­sicura 5mila posti di lavoro».
L’addio all’analogico non si è ancora concluso. Mancano all’appello alcune regioni del Sud. «Però è sta­to deciso di affrontare la transizione troppo in fret­ta con gravi disagi per le e­mittenti locali», afferma il coordinatore dell’Aeranti­ Corallo, Marco Rossignoli. È accaduto, ad esempio, venerdì in provincia di Foggia dove le frequenze sono state assegnate dal ministero nel primo giorno nello swit­ch- off. «Un ritardo inaccettabile», di­chiara Rossignoli che chiede di far slit­tare il passaggio di due mesi. «Le e­mittenti non possono organizzarsi in poche ore». Da qui l’ipote­si di contenziosi legali che le locali potrebbero avvia­re per i danni subiti. C’è, poi, il caso Sicilia in cui le tv del territorio sono cen­to e le frequenze a disposi­zione appena diciotto. «L’effetto potrebbe essere un’autentica moria», av­verte Bardelli. Sempre sul fronte degli spazi, nelle a­ree digitalizzate prima del 2011 do­vranno essere restituiti i nove canali «venduti» alle compagnie telefoniche e sottratti solo alle locali. «In pratica sarà come dover affronta­re un nuovo switch-off in dieci regioni con la relati­va risintonizzazione dei decoder», dichiara il presi­dente della Corallo. Certo, le locali possono anche li­berare le frequenze spon­taneamente ricevendo, in cambio, un indennizzo. «Ma da due mesi non ab­biamo notizie sul numero di canali che le tv hanno scelto di dismettere – av­verte Rossignoli –. E in otto zone l’in­certezza è assoluta. Infatti va capito se sarà necessaria una gara per decidere chi continuerà a trasmettere in pro­prio ». Come se non bastasse, le locali po­trebbero essere costrette a rilanciare altre dieci frequenze nel 2015, secon­do quanto stabilito a febbraio dalla Conferenza di Ginevra. «E sarebbe de­vastante », fa sapere il coordinatore. Ec­co l’invito di Bardelli a destinare «uno o due canali del defunto beauty conte­st alle locali». Infine le piccole tv sono strette nella «guerra del telecomando» che punta ad annullare la numerazione automa­tica digitale. «Se tutto ciò venisse mes­so in discussione – conclude Rossi­gnoli – sarebbe una babele. Per questo va cristallizzata l’impostazione attua­le ».