UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Una bella responsabilità

"Risvegliare in tutti la fede, vista l'ipoteca di una mentalità secolare che è definitivamente entrata nel cuore dei nostri contemporanei", è il primo degli impegni indicati da mons. Domenico Pompili il 27 ottobre a Roma all'incontro del Copercom su "La vita buona: una sfida per la comunicazione".
31 Ottobre 2011
"Risvegliare in tutti la fede, vista l'ipoteca di una mentalità secolare che è definitivamente entrata nel cuore dei nostri contemporanei", è il primo dei tre impegni indicati da mons. Domenico Pompili, sottosegretario Cei e direttore dell'Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali, nella relazione "Recezione degli Orientamenti 'Educare alla vita buona del Vangelo'", proposta il 27 ottobre a Roma all'incontro del Copercom (Coordinamento delle associazioni per la comunicazione) su "La vita buona: una sfida per la comunicazione". Gli altri due punti sui quali mons. Pompili ha invitato gli operatori della comunicazione delle 28 associazioni aderenti al Copercom a riflettere per un'azione educativa che dia frutti, sono stati "ritrovare nella relazione interpersonale la dinamica propria di ogni autentica educazione", e "la necessità di attivare 'alleanze educative' che... rendano possibile la convergenza dei differenti soggetti educanti: genitori, educatori, preti e religiosi...".

 
Nuovi linguaggi e testimonianza. Dopo aver notato che "la fede esprime un atto di fiducia e di abbandono", mons. Pompili ha detto che "i nuovi linguaggi che si sviluppano nella comunicazione digitale determinano, tra l'altro, una capacità più intuitiva ed emotiva che analitica". Cambia la percezione della realtà e la "relazione educativa" è chiamata a comprendere i "nuovi linguaggi degli uomini", proponendosi come presenza che dà "fiducia nel mondo perché esiste quella persona". Il sottosegretario Cei ha quindi messo in luce l'importanza della "relazione testimoniale": "Se nessuno può negare l'importanza delle attitudini personali del testimone, non è propriamente il suo essere ineccepibile a suscitare il desiderio di emulazione, quanto la capacità di farsi carico del valore in questione, giocandosi fino in fondo nel rapporto con l'altro". Mons. Pompili ha inoltre invocato le "alleanze educative", specie tra "famiglia-Chiesa-scuola". A proposito della scuola ha ricordato che gli Orientamenti Cei "la riconoscono come 'partner permanente' della comunità cristiana e della famiglia, specie in ordine all'acquisizione di quei valori su cui si fonda la cittadinanza: la solidarietà, la gratuità, la legalità e il rispetto della diversità".
 
Recuperare credibilità. "Comunicare la vita buona" non significa "convertire magicamente" il sistema dei media alle "buone notizie", ma recuperare "credibilità", evitando "moralismi, astrattezza, difesa istituzionale, pretesa di avere l'esclusiva della trattazione del tema religioso". La provocazione è di Guido Mocellin, caporedattore della rivista "Il Regno". "In Italia, dall'inizio dell'anno a oggi, le 'notizie religiose' più forti sono state quelle che avevano a che fare con la politica, e segnatamente con la crisi di leadership in cui versa la maggioranza attualmente al governo", ha informato il relatore: dal 24 settembre al 21 ottobre, ad esempio, si contano 540 titoli sui "riflessi politici" dei discorsi del card. Bagnasco. Oggi, inoltre, la "notizia religiosa" va sempre più separandosi dal giornalista specializzato in termini di religione, a favore di giornalisti "generalisti", spesso specializzati in tutt'altro. Di qui la necessità, per i comunicatori cattolici, di prendere coscienza di "come funziona il sistema".
 
Puntare sui giovani. "Abbiamo la responsabilità del comunicare la 'vita buona': a questo fine dobbiamo inventare nuove forme di comunicazione. Stiamo pensando, in prospettiva, a farlo anche attraverso il coinvolgimento di giovani che con la propria esperienza offrano una testimonianza credibile al riguardo". Domenico Delle Foglie, presidente del Copercom, traccia al SIR un sintetico bilancio dell'incontro che "ha messo in dialogo gli uomini e le donne delle comunicazione che operano all'interno delle 28 associazioni aderenti" con l'idea di fondo di 'collaborare' agli Orientamenti pastorali Cei 'Educare alla vita buona', declinando il tema in termini di comunicazione". L'appuntamento odierno, prosegue Delle Foglie, "s'inserisce in questa logica ed è stato una sorta di 'prova' che consente di pensare all'organizzazione di altri incontri nel corso dell'anno". "In una stagione di risorse limitate" e "nell'attuale fase di transizione di quasi tutte le associazioni dal cartaceo a Internet", il presidente del Copercom spiega che "nell'incontro odierno è stata sottolineata la necessità d'implementare sui nostri media digitali (siti e blog) il tema della vita buona, la cui immagine non ha ancora 'bucato', per portarlo nel discorso pubblico". Dalla riflessione sono emerse "criticità ben note (spedizioni postali, costi del personale, inevitabile convivenza all'interno delle associazioni di realtà professionali e di volontariato)" e "una forte domanda di formazione per gli operatori della comunicazione". Quanto alla scelta d'individuare testimonianze di "buone prassi" all'interno del mondo giovanile, Delle Foglie conclude: "Abbiamo classi dirigenti che appartengono, come il sottoscritto, ad una storia postconciliare che invece nel frattempo si è evoluta - pensiamo all'esperienza straordinaria della Gmg. Paradossalmente i nostri giovani sono su Facebook, ed è bene che stiano lì a portare i loro valori, ma è necessario che il loro vissuto abbia maggiore visibilità".