UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Web, minori senza pudore? “Genitori, non arretrate”

C’ è una distanza ancora da colmare tra geni­tori e figli sul terreno delle nuove tecnolo­gie. Un mondo in cui tutto è lecito e possi­bile, per ragazzi e adolescenti; un universo scono­sciuto e temuto, per gli adulti. Avvenire ha raccolto la testimonianza del prof. Giuseppe Romano, docente di Lettura e creazione dei testi interattivi all’Università Cattolica.
10 Febbraio 2010
Internet sempre più croce e delizia dei giovani italiani ed europei. In occasione della Giornata internazionale per la sicurezza in rete, ieri sono state diffuse alcune ricerche sull’utilizzo di Internet da parte delle nuove generazio­ni. Risultato? Il 71% degli adolescenti, secondo dati di Telefono Azzurro ed Eurispes, possiede un profilo su Face­book e il 17% su MySpace. Per i giovani il social network più famoso al mondo è uno strumento utile per ritrovare vecchie conoscenze (24%) e stringere nuove amicizie (15%) ma c’è anche chi pensa (5%) che si tratti di un mezzo pericoloso perché mette a rischio la privacy. Non solo: 13 studenti su 100 sono vittime di violenza «tecnologica». È il cosiddetto fenomeno del cyberbullismo, che si manifesta attraverso l’invio di sms offensivi e l’invio di video mo­lesti. Di più: l’8% degli internauti, secondo una ricerca condotta da Ipsos per Save the Children e Adiconsum, «de­butta » sul web con immagini aventi riferimenti sessuali tra i 10 e i 14 anni. E i genitori? Il Moige ha ricordato un’in­dagine Swg in cui risulta che il 55% dei genitori è «molto preoccupato» di vedere i figli navigare su Internet. Quan­to alla cronaca, l’ultimo caso si è scatenato ieri e ha avuto come epicentro il videogioco «Rapelay», che si può sca­ricare gratuitamente dalla Rete e che permette a chi gioca di vestire i panni dello stupratore seriale. Immediata la rivolta unanime di operatori, istituzioni e associazioni. «Farò richiesta alla Polizia postale e delle comunicazioni di intervenire affinché rimuovano il gioco dalla Rete», ha garantito il ministro della Gioventù, Giorgia Meloni.
 
Ecco l'intervista realizzata da Avvenire (10 febbraio 2010, pag. 13) al prof. Giuseppe Romano, docente di Lettura e creazione dei testi interattivi all’Università Cattolica...
C’ è una distanza ancora da colmare tra geni­tori e figli sul terreno delle nuove tecnolo­gie. Un mondo in cui tutto è lecito e possi­bile, per ragazzi e adolescenti; un universo scono­sciuto e temuto, per gli adulti. «I nostri sedicenni cre­dono che il numero dei legami collezionati su Face­book faccia la differenza. Confondono la quantità con la qualità – argomenta Giuseppe Romano, –. D’altro canto anche la famiglia e la scuo­la hanno grandi responsabilità». 
 In che senso? 
 Né i genitori né i professori hanno finora mostrato di comprendere il grande potenziale linguistico nasco­sto nei nuovi media. Si parla troppo di riforme e la­vagne digitali e troppo poco di cultura e formazione rispetto all’uso delle tecnologie più avanzate. È un di­scorso che vale per Internet come per il cellulare: gli adulti dovrebbero sapersi muovere autonomamente sulla Rete e nello stesso tempo schierarsi a fianco dei nostri figli quando essi si avventurano nel mondo per loro sempre più affascinante delle relazioni virtuali. 
 Le ricerche più recenti però ci dicono che la Rete spesso diventa una «scorciatoia» che permette di ag­girare i legami reali, rappresentando un pericolo an- che sui temi dell’affettività e della sessualità di ado­lescenti e preadolescenti, italiani e non solo. È d’ac­cordo? 
 È necessario dedicare tempo, energia, testa e cuore per decodificare i messaggi che i quattordicenni di og­gi si spediscono via mail, via chat o via sms. Occorre mettere da parte eventuali pregiudizi e accettare di scendere su terreni pruriginosi. Certe dinamiche pos­sono provocare cortocircuiti pericolosi e bisogna e­vitare che i nostri ragazzi finiscano con l’essere tra­volti.
  Cosa possono fare le istituzioni e il sistema educativo? 
 Sicuramente giova a tutti collaborare in modo più stretto, per conoscere abitudini e comportamenti dei giovani utenti della Rete. Non dimentichiamoci poi che, per valutare l’impatto che i nuovi media hanno sulle scelte degli adolescenti, occorre individuare a che punto si trovano nei rispettivi percorsi educativi: qual è il contesto di vita in cui si muovono, se hanno intorno o meno una famiglia attenta allo sviluppo in­tegrale della persona, com’è il gruppo dei pari in cui agiscono durante le loro giornate.
  In altre parole, dobbiamo passare dal mondo vir­tuale a quello reale. 
 Esattamente, senza demonizzare le nuove tecnologie e il peso che ormai hanno stabilmente nelle relazio­ni tra le persone, ancor più se si tratta di giovani. Ci sono grandi rischi e grandi eccessi nell’utilizzo del te­lefonino, dall’invio delle immagini ai contenuti degli sms, così come nella circolazione di materiale por­nografico o pedopornografico online. Però, oltre a questo bicchiere pericolosamente mezzo vuoto, c’è anche il bicchiere mezzo pieno che dobbiamo risco­prire, fatto di milioni di giovani che tutti i giorni si tro­vano in Rete e navigano in modo virtuoso, cono­scendosi e facendosi conoscere. 
 Ha in mente qualche esempio? 
 Su Internet c’è uno straordinario sito in cui, a tutte le ore, si possono trovare milioni di giovanissimi navi­gatori che interagiscono nel meraviglioso mondo del­le fiabe e in altri mondi paralleli, grazie a cui nasco­no e maturano 'forum sorvegliati' in cui gli utenti si scambiano notizie e impressioni sulle avventure che stanno vivendo. Ciò dimostra che, tra chi produce contenuti per la Rete, la stragrande maggioranza dei protagonisti, aziende comprese, è impegnata nella valorizzazione delle esperienze migliori: quelle del ri­spetto dell’altro, dell’attenzione al contesto che ci cir­conda, dei valori che davvero contano. A tutte le età.
 
 
 

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