UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

A Bibione la verità che fa notizia

Nella nota località veneta il direttore di Avvenire Tarquinio alla festa del quotidiano cattolico. Dallo scandalo pedofilia all’impegno per la tutela della vita e dei diritti dei più deboli, la fotografia di un giornale che spesso si ritrova solo a combattere certe battaglie...
15 Luglio 2010
Luci, musica e colori spenti dall’acqua, che però non c’è riuscita con l’entusiasmo del­la gente. L’incontro di Bibione col diretto­re di Avvenire è cominciato in piazza e finito nel teatro della parrocchia, colpa d’un mezzo dilu­vio durato mezz’ora (con tanto di tromba d’aria che ha passeggiato sulle teste dei turisti a sedi­ci chilometri da qui). Ma lo zampino dei nuvo­loni piombati all’improvviso ha stravolto il pro­gramma e una serata che prometteva spettaco­lo ed emozioni, non i suoi contenuti. Sottoli­neati con efficacia dal direttore del settimanale diocesano «Il Popolo» don Bruno Cescon. Così Marco Tarquinio, intervistato da Pino Ciociola, ha… catturato chi era venuto ad ascoltarlo: «Par­la semplicemente e profondamente, è un piacere stare a sentirlo», dice uno dei volontari della parrocchia San­ta Maria Assunta (che organiz­za ogni anno la lunga kermes­se d’eventi di questa Festa di Avvenire): «È anche simpatico, e poi non rinuncia a dire quel che pensa», aggiunge una gio­vane donna col figlioletto in braccio.
Sono state quasi due ore di ap­plausi e momenti di commo­zione ricordando insieme Al­da Merini («Avvenire era il 'suo' giornale») e Ambrogio Fogar («Un’icona della dignità e della forza degli vita, qualunque condizione essa abbia»), come pure don Oreste Benzi («un gigante della carità»), ma anche Indro Montanelli ed Enzo Biagi. Rimanendo sempre sulle strade maestre della fede e delle parole pronunciate negli ultimi mesi dal Papa e dal presidente del­la Cei a proposito dei mezzi d’informazione e del loro ruolo.
Tarquinio dunque ha risposto serenamente al­le domande sui temi più scottanti dell’attualità e non solo: dalle bruttissime storie di pedofilia («non siamo stati e non saremo mai indulgenti, ma neppure possiamo rinunciare alla verità dei fatti, alle loro giuste proporzioni e a cogliere le generalizzazioni infondate e ingiuste contro la Chiesa») al decreto sulle intercettazioni e la li­bertà di stampa, dalla vicenda che ha avuto co­me vittima Dino Boffo («un direttore galantuo­mo che hanno voluto colpire con assurde, stru­mentali, assolute invenzioni giornalistiche»). Ha affrontato molti nodi legati al mondo dell’infor­mazione sfoggiando una buona dose d’autocri­tica, ma anche l’orgoglio di guidare un giornale che combatte una certa cultura nichilista. Un giornale «in qualche modo 'diverso'» che per questo «spesso si ritrova da solo a fare certe bat­taglie »: come quella (appena vinta) perché i 'ta­gli' non finissero per colpire i veri disabili o quel­la sulla Ru486 o ancora le tante perché non ven­ga mai scalfita la dignità delle persone. Perché «nel fare informazione, come nella vita, bisogna saper continuamente superare la barriera delle apparenze».
Una serata bella e «diversa», insomma, nono­stante il diluvio fuori programma: tante rifles­sioni ed emozioni e altrettanti sorrisi. Anche gra­zie al vescovo di Concordia-Pordenone, Ovidio Poletto, accompagnato dal 'confinante' vesco­vo di Belluno-Feltre, Giuseppe Andrich. Monsi­gnor Poletto prima ha ringraziato affettuosa­mente il direttore di Avvenire e poi ha scherza­to, rispondendo a una domanda: «Lei cosa pen­sa dei giornalisti?», «Per carità, non… giudico il mestiere degli altri!». E infine anche grazie al sin­daco di San Michele al Tagliamento – del cui ter­ritorio fa parte Bibione –, Giorgio Vizzon (il suo Comune, la Provincia di Venezia e la Regione Ve­neto patrocinano questa Festa di Avvenire): «La cultura cattolica d’estate non va in vacanza. So­no fiero di avere nella nostra città questa mani­festazione ». Morale, secondo don Andrea Vena, il parroco di Santa Maria Assunta e mente di questa lunga kermesse? «La presenza dei nostri massimi rap­presentanti istituzionali e imprenditoriali e di tante persone dimostra la compattezza. Ma quel che mi rende felice come parroco è che questa compattezza la creiamo intorno al quotidiano cattolico e ai valori che rappresenta».