Luci, musica e colori spenti dall’acqua, che però non c’è riuscita con l’entusiasmo della gente. L’incontro di Bibione col direttore di Avvenire è cominciato in piazza e finito nel teatro della parrocchia, colpa d’un mezzo diluvio durato mezz’ora (con tanto di tromba d’aria che ha passeggiato sulle teste dei turisti a sedici chilometri da qui). Ma lo zampino dei nuvoloni piombati all’improvviso ha stravolto il programma e una serata che prometteva spettacolo ed emozioni, non i suoi contenuti. Sottolineati con efficacia dal direttore del settimanale diocesano «Il Popolo» don Bruno Cescon. Così Marco Tarquinio, intervistato da Pino Ciociola, ha… catturato chi era venuto ad ascoltarlo: «Parla semplicemente e profondamente, è un piacere stare a sentirlo», dice uno dei volontari della parrocchia Santa Maria Assunta (che organizza ogni anno la lunga kermesse d’eventi di questa Festa di Avvenire): «È anche simpatico, e poi non rinuncia a dire quel che pensa», aggiunge una giovane donna col figlioletto in braccio.
Sono state quasi due ore di applausi e momenti di commozione ricordando insieme Alda Merini («Avvenire era il 'suo' giornale») e Ambrogio Fogar («Un’icona della dignità e della forza degli vita, qualunque condizione essa abbia»), come pure don Oreste Benzi («un gigante della carità»), ma anche Indro Montanelli ed Enzo Biagi. Rimanendo sempre sulle strade maestre della fede e delle parole pronunciate negli ultimi mesi dal Papa e dal presidente della Cei a proposito dei mezzi d’informazione e del loro ruolo.
Tarquinio dunque ha risposto serenamente alle domande sui temi più scottanti dell’attualità e non solo: dalle bruttissime storie di pedofilia («non siamo stati e non saremo mai indulgenti, ma neppure possiamo rinunciare alla verità dei fatti, alle loro giuste proporzioni e a cogliere le generalizzazioni infondate e ingiuste contro la Chiesa») al decreto sulle intercettazioni e la libertà di stampa, dalla vicenda che ha avuto come vittima Dino Boffo («un direttore galantuomo che hanno voluto colpire con assurde, strumentali, assolute invenzioni giornalistiche»). Ha affrontato molti nodi legati al mondo dell’informazione sfoggiando una buona dose d’autocritica, ma anche l’orgoglio di guidare un giornale che combatte una certa cultura nichilista. Un giornale «in qualche modo 'diverso'» che per questo «spesso si ritrova da solo a fare certe battaglie »: come quella (appena vinta) perché i 'tagli' non finissero per colpire i veri disabili o quella sulla Ru486 o ancora le tante perché non venga mai scalfita la dignità delle persone. Perché «nel fare informazione, come nella vita, bisogna saper continuamente superare la barriera delle apparenze».
Una serata bella e «diversa», insomma, nonostante il diluvio fuori programma: tante riflessioni ed emozioni e altrettanti sorrisi. Anche grazie al vescovo di Concordia-Pordenone, Ovidio Poletto, accompagnato dal 'confinante' vescovo di Belluno-Feltre, Giuseppe Andrich. Monsignor Poletto prima ha ringraziato affettuosamente il direttore di Avvenire e poi ha scherzato, rispondendo a una domanda: «Lei cosa pensa dei giornalisti?», «Per carità, non… giudico il mestiere degli altri!». E infine anche grazie al sindaco di San Michele al Tagliamento – del cui territorio fa parte Bibione –, Giorgio Vizzon (il suo Comune, la Provincia di Venezia e la Regione Veneto patrocinano questa Festa di Avvenire): «La cultura cattolica d’estate non va in vacanza. Sono fiero di avere nella nostra città questa manifestazione ». Morale, secondo don Andrea Vena, il parroco di Santa Maria Assunta e mente di questa lunga kermesse? «La presenza dei nostri massimi rappresentanti istituzionali e imprenditoriali e di tante persone dimostra la compattezza. Ma quel che mi rende felice come parroco è che questa compattezza la creiamo intorno al quotidiano cattolico e ai valori che rappresenta».