UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Verso il Convegno, parrocchie e associazioni in campo

Sarà un Convegno ecclesiale nazionale «dal basso» quello che si terrà a Firenze dal 9 e il 13 novembre e che i vescovi italiani hanno titolato In Gesù Cristo il nuovo umanesimo. Ossia saranno protagoniste le comunità che in tutta la Penisola, da Nord a Sud, esprimono quel «di più» dello sguardo cristiano di cui parla la Traccia di preparazione. E la prima Chiesa locale che è pronta ad essere protagonista è quella dell’arcidiocesi che ospiterà l’evento, Firenze appunto.
7 Gennaio 2015

Sarà un Convegno ecclesiale nazionale «dal basso» quello che si terrà a Firenze dal 9 e il 13 novembre e che i vescovi italiani hanno titolato In Gesù Cristo il nuovo umanesimo. Ossia saranno protagoniste le comunità che in tutta la Penisola, da Nord a Sud, esprimono quel «di più» dello sguardo cristiano di cui parla la Traccia di preparazione. E la prima Chiesa locale che è pronta ad essere protagonista è quella dell’arcidiocesi che ospiterà l’evento, Firenze appunto. A partire dalle parrocchie che verranno coinvolte in un percorso ai nastri di partenza. «Arrivare qui significa toccare con mano che cosa è l’umanesimo cristiano e come il Vangelo abbia plasmato la nostra storia», spiega don Fulvio Capitani, parroco di San Jacopo in Polverosa, comunità che dista poche centinaia di metri dalla stazione ferroviaria di Santa Maria Novella. La Traccia sottolinea che in città «si respira una cura per l’umano che si è espressa particolarmente con il linguaggio della bellezza, della creazione artistica e della carità». La comunità di San Jacopo in Polverosa ha già dato la disponibilità per impegnarsi nell’accoglienza dei partecipanti al Convegno, in particolare con i suoi giovani. «Per una parrocchia come la nostra – prosegue don Capitani – declinare il tema di Firenze 2015 vuol dire vivere ogni giorno la cultura dell’incontro. Di fatto siamo chiamati alla missione intorno a noi. La sfida è lasciare certe staticità e uscire». Lo ripete papa Francesco. Lo evidenzia la Traccia che fa riferimento anche a «periferie» e «frontiere ». «Fra noi – sottolinea il sacerdote – le periferie sono le famiglie e i malati. A questi due ambiti abbiamo scelto di dedicare una speciale attenzione».
È, invece, una sorta di periferia “fisica” il quartiere dell’Isolotto. «Però non va confuso con taluni agglomerati delle metropoli, formati da anonimi casermoni. L’area è figlia di un’intuizione del sindaco “santo” Giorgio La Pira che voleva una città a misura d’uomo. E in questi mesi siamo festeggiando i sessanta anni di fondazione », afferma don Piero Sabatini che guida la parrocchia della Beata Vergine Maria Madre delle Grazie all’Isolotto. Una comunità cresciuta nel segno della vivacità ma anche delle polemiche e dei contrasti, come testimonia la vicenda dello scomparso “prete del dissenso” don Enzo Mazzi, parroco rimosso dall’Isolotto. «Siamo una delle più grandi comunità della città – dice don Sabatini –. E il Convegno ci sta particolarmente a cuore. Come parrocchia ci sentiamo davvero un ospedale da campo in mezzo a un terreno di battaglia. Il Concilio insegna che per annunciare il Vangelo serve partire dalla promozione umana. È quanto ci sforziamo di fare. Ed è un po’ il cuore di Firenze 2015». Il sacerdote ha in mente di lasciare nel quartiere un segno nell’anno del grande incontro della Chiesa italiana: è un oratorio. «Lo immagino dedicato proprio a La Pira – chiarisce –. Il Convegno chiede di mettere la persona al centro dell’agire ecclesiale. In questo senso occorre far riscoprire a tutti la dignità della propria vita. E l’oratorio vuole essere una bussola di incontro, educazione e prossimità per giovani e meno giovani. Del resto la scommessa è quella dell’accoglienza». Col Vangelo in mano. «C’è sete di infinito nel cuore della gente – sostiene don Sabatini –. Il nostro compito è offrire quell’acqua che davvero sazia. È Cristo che va proposto nella sua integralità ma senza integralismi. E anche i più distanti risponderanno in maniera sorprendente».
Invita ad «aprire gli occhi sul territorio» don Luciano Santini, parroco di San Giovanni Gualberto e San Michele Arcangelo a Pontassieve, cittadina a venti chilometri da Firenze. «La vicinanza è la strada maestra – prosegue –. Viviamo immersi in una cultura che è anti-umana e le persone hanno ben compreso che la crisi attuale non è soltanto economica ma soprattutto antropologica». Don Santini descrive la Traccia del Convegno come «coinvolgente ». Il testo illustra cinque vie verso un’«umanità nuova» riassunte in cinque verbi: uscire, annunciare, abitare, educare e trasfigurare. «Sono vie – conclude il parroco – che hanno una forte valenza pastorale. In pratica si tratta di tradurre nel concreto le intuizioni presentate dal Papa e di attuare un energico rinnovamento ecclesiale ».
(Giacomo Gambassi)
 
Il quinto Convegno ecclesiale nazionale nel novembre prossimo chiamerà a raccolta a Firenze una rilevante rappresentanza dei cattolici del nostro Paese. Il più importante appuntamento della Chiesa italiana nel decennio in corso coinvolge in modo singolare la comunità cristiana che vive sul territorio dell’arcidiocesi di Firenze. Tra le realtà della Chiesa fiorentina nelle quali più si fa sentire l’impegno di riflessione sulle sfide al centro dell’incontro, ci sono le aggregazioni laicali, sempre in prima linea sul fronte educativo e formativo. Così il Meic, il Movimento ecclesiale di impegno culturale, da qualche tempo sta puntando l’attenzione delle proprie attività su alcuni ambiti culturali chiamati in causa dalla questione del nuovo umanesimo. «Abbiamo promosso di recente – spiega Francesco Michelazzo, presidente del Meic di Firenze – una conferenza su “Umanesimo e umanesimi” e una riflessione biblica sulla misericordia. I prossimi appuntamenti, già programmati, ci aiuteranno a interrogarci su come declinare il tema del nuovo umanesimo sul versante affettivo, mettendo al centro le problematiche della famiglia». Già in campo anche l’associazione Scienza & Vita del capoluogo toscano che, come anticipa il presidente Marcello Masotti, il 24 gennaio terrà nell’abbazia di San Miniato al Monte un convegno dal titolo “Crisi dell’umanesimo in Occidente”, per «mettere a tema in particolare l’oscuramento di Dio, la dittatura della tecnica e la crisi della democrazia, tre nodi di fondo sui quali la proposta dell’umanesimo cristiano è fortemente interpellata». A mettersi in sintonia con l’appuntamento di novembre saranno sempre più le comunità parrocchiali, sollecitate anche dagli organismi dell’arcidiocesi. «Il Consiglio pastorale diocesano, di cui faccio parte – dice Cecilia Nubiè – è già entrato nei temi del Convegno con la presentazione del percorso preparatorio curato dall’arcivescovo di Firenze, il cardinale Giuseppe Betori. Ora si tratterà di suscitare la riflessione e l’impegno nelle realtà parrocchiali ». Occasione propizia è anche la visita pastorale che l’arcivescovo sta svolgendo.
 (Augusto Cinelli)