UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Se le immagini dicono più delle parole

In un volume della Emi la storia della suora birmana che con un gesto coraggioso ha saputo parlare al mondo.
3 Maggio 2021

Tutti abbiamo ancora negli occhi la religiosa birmana, suor Ann Rose Na Tawng, che durante le dimostrazioni di piazza in Myanmar si è inginocchiata davanti ai soldati per chiedere di non sparare sui manifestanti, scesi in piazza per invocare il ritorno della democrazia, sospesa con il colpo di stato dei militari avvenuto il 1 febbraio scorso.

«Uccidete me, non la gente». La suora coraggio del Myanmar racconta la sua storia (Editrice missionaria italiana, pp. 96, euro 10, in libreria dal 6 maggio) è il primo libro che racconta tutti i retroscena di questo incredibile gesto. L'immagine di suor Ann Rose (qui sopra un frame del video di Sky News), religiosa e infermiera nella città di Myitkyina, nel nord del Myanmar, in ginocchio – in due giorni diversi, il 28 febbraio e l’8 marzo – davanti ai militari schierati in assetto da guerra ha letteralmente fatto il giro del mondo.

Suor Ann Rose ha spiegato a Gerolamo Fazzini le motivazioni del suo gesto, le ragioni profonde che l’hanno spinta a mettere a rischio la propria vita per salvare i manifestanti: «Credo che Dio si sia servito di me, nel momento in cui mi sono inginocchiata di fronte ai militari. Mi ha dato forza lo Spirito Santo. Ho potuto farlo solo per la grazia di Dio».

L’immagine di suor Ann Rose in ginocchio ha richiamato alla memoria dell’opinione pubblica la scena di Tank Man, il giovane uomo cinese che si era messo davanti ai carri armati cinesi durante la repressione della rivolta di piazza Tienanmen. Ma mentre di quell’uomo non si è saputo più nulla, inghiottito dalla repressione di Pechino, in «Uccidete me, non la gente» veniamo a conoscere molti aspetti biografici e spirituali della suora coraggio del Myanmar.

Suor Ann Rose spiega che la decisione di inginocchiarsi nasce da una scelta di campo, quella della democrazia e della libertà: «Il Myanmar, da felice e pacifico che era, è diventato un paese dove regnano la paura e la tristezza. Le persone comuni non vogliono sottostare a un regime militare. Per questa ragione ho fatto quel che ho fatto, non potendo più sopportare di vedere la gente piangere e soffrire».

Nel libro suor Ann Rose racconta anche molto di sé e della propria storia di vita, la famiglia cattolica, la vocazione religiosa, l’appartenenza ad una minoranza etnica perseguitata, i kachin, da anni in lotta con il regime centrale birmano per ottenere autonomia e libertà. E manifesta un’indomita speranza per il futuro del suo paese: «Credo che il dialogo e il perdono reciproco siano alla base di un paese felice e democratico. Mi affido a Dio perché ci guidi lui e perché illumini chi deve decidere. Io ho la speranza che un giorno avremo la pace e che la giustizia trionferà. Prego per i militari. E non solo io, ma anche le mie consorelle e tutta la chiesa del Myanmar: chiediamo la loro conversione. Anche se spesso si comportano in modo disumano e brutale, nutriamo la speranza che possano cambiare».