UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Il messaggio della “ragazza della Cupola”

Nel suo romanzo, il giornalista Riccardo Bigi racconta due storie distanti sei secoli, unite dalla bellezza del prodigio di Brunelleschi e da un insegnamento che lega passato e presente.
29 Novembre 2021

Seicento anni fa l’Opera di Santa Maria del Fiore diede inizio alla costruzione della Cupola del Duomo di Firenze. Il progetto di Brunelleschi fu accolto come fosse un’impresa impossibile, realizzata però grazie al genio di Filippo. Oggi è uno dei monumenti più celebri al mondo, visitato da oltre un milione di persone all’anno. Arrivano da tutte le parti del mondo per salirci sopra ed ammirare dall’alto il più bel panorama di Firenze. Magari dopo essere rimasti incantati, all’interno della Cattedrale, dalla raffigurazione del “Giudizio Universale” negli affreschi dipinti tra il 1572 ed il 1579 da Giorgio Vasari e Federico Zuccari, con l’iscrizione “Ecce Homo”, da cui - nel novembre 2015 - è partito Papa Francesco nel suo forte, storico richiamo alla Chiesa italiana.
Alle celebrazioni ed alle opere letterarie che questo gioiello architettonico ha ispirato nei secoli, ora si è aggiunto un romanzo avvincente e coinvolgente fino all’ultima pagina. “La ragazza della Cupola” (Editore LEF, 224 pagine, euro 16) scritto con garbo da Riccardo Bigi, giornalista del settimanale “Toscana Oggi”, collaboratore di “Avvenire”, già autore di “L’altra metà della medaglia” dopo aver curato libri e testi teatrali su Giorgio La Pira, don Lorenzo Milani, Elia Dalla Costa.
Da venticinque anni ogni mattina, mentre da piazza Gavinana raggiunge la redazione in bicicletta, Bigi vede davanti a sé il Capolavoro di Brunelleschi: una sorta di bussola, una compagna di strada unica per bellezza e storia, a cui ha voluto rendere omaggio. Con una invidiabile abilità narrativa rende attraenti e “visibili” i protagonisti, legando passato e presente per ricavarne un messaggio che deve far riflettere gli uomini del nostro tempo.
Il primo attore in scena è Jacopo. Ha appena 14 anni quando, nell’estate del 1420, dal Casentino raggiunge Firenze. Col desiderio di trovare lavoro nel cantiere allora più prestigioso: quello della cupola della Cattedrale, appunto. Nessuno si immagina come sia possibile costruirla. D’altronde quello spazio vuoto, sopra il monumento più maestoso, è un disonore inammissibile per una città che sta diventando la più ricca e bella del pianeta. Adesso, si dice, c’è un architetto che sa come fare. Un genio o un folle? Un genio sicuramente: “vedeva una cupola che viene su da sola, che non ha bisogno di impalcature e sostegni: solo mattoni a spina di pesce, che si reggono l’un l’altro”.
Giacomo è invece il protagonista dei nostri giorni, sempre a contatto con i turisti nel suo negozio di souvenir a due passi dal Duomo. Cerca amori passeggeri per una vita senza pensieri. A cambiare il suo stile di vita sarà l’incontro con una ragazza, Paola. È lei la ragazza della Cupola.
Non pensi il lettore di trovarsi immerso in una banale storiella d’amore. Troverà ben altre sorprese. Brunelleschi compie un altro prodigio. E la penna di Riccardo Bigi, attraverso i protagonisti di due epoche diverse, distanti seicento anni l’una dall’altra, trae una morale per i suoi contemporanei compagni di viaggio: “Anche nella vita dovremmo imparare a disporci a spina di pesce. Appoggiarci a vicenda e costruire qualcosa insieme, fino a raggiungere il cielo”.

 

Antonio Lovascio