UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

GMCS2020. Il contributo di Silvano Petrosino

Il docente dell'Università Cattolica firma il terzo video-contributo raccolto dall'Ufficio per la Giornata delle comunicazioni sociali.
20 Maggio 2020

“L’uomo è un essere narrante”. Questa affermazione, contenuta nel Messaggio del Papa per la 54ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, è “molto importante perché coglie una specificità dell’essere umano”. Lo rileva Silvano Petrosino, docente all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, ricordando che, a differenza degli altri esseri viventi, l’uomo “nel rapportarsi ai fatti della vita non lo fa mai come se fosse una tabula rasa, ma li affronta attraverso sogni, immaginazioni, sensi di colpa, anche con l’inconscio e con il timore, cioè vale a dire con una complessità, con un intreccio che è proprio tipico dell'uomo”.

“L’uomo infatti vive, ma al tempo stesso fa esperienza della vita, cioè torna sui fenomeni con tutto un insieme di immaginazione, sogni, speranze e memorie”, osserva Petrosino che cita Ernst Cassirer, il filosofo che parla “dell’aggrovigliata trama dell'umana esperienza”.

Di fronte “all’esperienza degli affetti, dei legami, della fede, dell’arte, l'uomo non dà un numero, ma inizia a parlare, a raccontare”, spiega il docente dell’Università Cattolica che definisce l’uomo “un insieme tra numero e parole”. È questa “la complessità dell’umano e in questo senso, come giustamente dice il Papa, l'uomo è un essere narrante perché il logos dell'esperienza umana è un logos narrativo”. Secondo Petrosino, “il numero non è adeguato all’esperienza umana che è intrecciata, stratificata, densa, profonda”. Ecco allora che “per cercare in qualche modo di rendere ragione all’intreccio che è l'esperienza umana, c’è bisogno dell’intreccio delle parole”. Non a caso, aggiunge, “il termine ‘testo’ vuol dire ‘tessuto’”.

In questa prospettiva, “è molto interessante quando il Papa fa riferimento alla Bibbia come ad un libro che racconta delle storie, cogliendo l'umano a livello dell’esperienza della vita, non solo a livello della vita”.

Per “cercare di leggere ed interpretare l’aggrovigliata trama dell’umana esperienza, bisogna raccontare delle storie”.

La narrazione, dunque, “serve a rendere testimonianza alla natura più profonda e veritativa dell'esperienza umana oppure può essere utilizzata per nasconderla, per ingannarsi su questa esperienza, per difendersi”, conclude Petrosino per il quale “da questo intreccio probabilmente non si uscirà mai”.