“Scarp de’ tenis” chiude il 2023 e apre il 2024 con un numero doppiamente speciale: innanzitutto perché è firmato (prima donna a farlo come direttore) da Emanuela Audisio, notissima giornalista sportiva di “Repubblica”; il secondo è perché la rivista di dicembre-gennaio ha un respiro internazionale. “Il filo conduttore – spiega Stefano Lampertico - è il racconto di come città diverse nel mondo si confrontano con i temi della povertà, dell’emarginazione. Dall’America arriva l’eco di una situazione, quella dell’homelessness che sta diventando insostenibile. Da Mosca faticano a filtrare notizie, ma il fenomeno è in crescita anche lì. Napoli si misura con un turismo che ha fame di spazi proprio nel centro storicamente abitato dalle fasce più povere della popolazione”. “Sarà dunque un anno sottosopra?”, si chiede dunque Lampertico ricordando che l’immagine di copertina, che traduce bene questa analisi, è firmata da Gabriele Stabile, fotografo italiano che lavora per “New York Times” e “New Yorker”.
Tante le storie contenute nel mensile promosso da Caritas Ambrosiana e Caritas Italiana, in vendita online su www.social-shop.it e dal 2 dicembre in strada e davanti alle parrocchie: da quella del centro Ace, struttura nata vent’anni fa nella periferia di Reggio Calabria dalla volontà di Lino Caserta a quella di Silke Pan, artista circense svizzera che, dopo essere stata costretta in sedia a rotelle da una rovinosa caduta, è tornata a esibirsi come acrobata. E ancora: il racconto di come sia cambiato il ruolo e la funzione delle scarpe da tennis, ai nostri tempi oggetto di culto arrivato a costare anche decine di migliaia di euro, la storia del Saronno Rugby, società che raccoglie un centinaio di praticanti ma costretta ad allenarsi nel parco cittadino per la mancanza di impianti adeguati e quella delle Cucine Popolari di Bologna, realtà che garantisce oltre 600 pasti al giorno.
“Non sarà un buon anno – scrive Audisio - per l’Onu attualmente ci sono 28 guerre nel mondo e 117,2 milioni di displaced people, con un pensiero alle donne iraniane e afghane, però bisogna viverlo e cercare di migliorarlo. Sempre in scarp de’ tenis, di quelle che ci aiutano a fare strada”.