UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Su ‘Credere’, un alfabeto per il futuro. Si parte con Don Rosini

Prima tappa di un viaggio che il settimanale propone per riflettere sulle parole-chiave del dopo-coronavirus. La prima è "fragilità".
19 Maggio 2020

«È venuto il momento di chiederci, oggi più che mai, cosa conta davvero nella vita, come ci ha invitato a fare Papa Francesco. Questo significa prendere coscienza della nostra vera realtà e delle nostre fragilità». È l’appello che don Fabio Rosini (nella foto), sacerdote romano molto noto e apprezzato autore spirituale, intervistato da Gerolamo Fazzini, rivolge ai lettori dalle colonne di Credere, guardando al futuro segnato dall’emergenza-Coronavirus. Parole che fanno il paio con quanto scrive ne L’arte di guarire. L’emorroissa e il sentiero della vita sana, il suo ultimo libro (edizioni San Paolo): «L’idea di una vita tutta perfetta, senza debolezze e fragilità, è un idolo. È il rifiuto dei nostri limiti di creature».

Rosini non usa i social, eppure sa comunicare come pochi. 58 anni, sacerdote dal 1991, da anni commenta il Vangelo domenicale per la Radio Vaticana e tiene una rubrica su Famiglia Cristiana. Direttore del Servizio per le vocazioni della Diocesi di Roma, ha iniziato nel 1993 un percorso per giovani sul Decalogo e, poi, su I Sette Segni del Vangelo di Giovanni: itinerari che ha poi condiviso con tanti altri sacerdoti e laici, in Italia e all’estero.

Nell’intervista a Credere don Rosini non risparmia bordate: «Mi dà terrore vedere che molti, anche in ambito ecclesiale, stanno tornando a fare quanto si faceva prima. Credo, invece, che tutto debba essere messo in discussione. Nel mio piccolo lo sto facendo». Ancora: «Cosa ha fatto Dio in questo tempo? Ci ha fatto saltare i programmi! Ma allora buttiamoli via definitivamente! Siamo diventati irrilevanti perché abbiamo il messaggio più bello del mondo da dare, ma il “come” lo facciamo è viziato da un efficientismo che ricorda quello degli yuppie anni ’80. Papa Francesco non va certo in questa direzione».

Don Fabio, che negli ultimi anni ha vissuto sulla sua pelle la malattia grave (due tumori), apre il cuore al lettore e racconta i suoi pensieri più intimi. «Per me la malattia è stata davvero una strada di salvezza perché, azzerando tutto, mi ha permesso di ricostruire dalla radice. Le persone che ho intorno mi dicono che sono stato “migliorato” dal tumore. Non c’è nulla da fare: la fragilità è il luogo vero e proprio dell’incontro con Dio».

Il termine attorno al quale si sviluppa l’intervista a don Rosini è – appunto - “fragilità”. L’articolo costituisce la prima tappa di un viaggio, dal titolo “Alfabeto per il futuro”, che il settimanale propone per riflettere sulle parole-chiave che, lette con gli occhi della fede, ci possono aiutare a rialzarci e ripartire dopo la catastrofe del Coronavirus. Sul prossimo numero la parola sarà “precarietà”, affrontata con Daniele Rocchetti, presidente delle Acli di Bergamo, una delle zone più colpite dal virus. Seguiranno, tra le altre, silenzio, giustizia, speranza, fatica, elaborazione del lutto...  A commentarle, incrociando riflessione ed esperienza personale, saranno laici, religiose, sacerdoti, accomunati dalla voglia di far tesoro della vicenda-Covid19 perché diventi occasione per una “ripartenza” spirituale.