“Mi piace ascoltare. Ho imparato un gran numero di cose ascoltando attentamente. Molte persone non ascoltano mai”. Tornano alla mente queste parole di Ernest Hemingway nel leggere i recenti dati dell’Osservatorio Digital Content del Politecnico di Milano sulla fruizione dei contenuti digitali. La rilevazione conferma la grande attrazione del pubblico verso i podcast: 12 milioni di ascoltatori al mese, per circa 4 ore settimanali di media a persona. In Italia nel 2023, certifica l’indagine Ipsos Digital Audio Survey, i fruitori di podcast sono circa 11,9 milioni, il 39% tra i 16-60 anni, in crescita rispetto al 36% dell’anno precedente. I numeri parlano chiaro: c’è una richiesta di ascolto che questo nuovo format riesce a intercettare. Ed è qui che la riflessione si allarga sul senso che viene attribuito alla capacità di tacere per fare spazio ai racconti altrui. È un’attitudine che non viene mai meno e il fenomeno “podcast” lo dimostra. Va custodita e coltivata la ricchezza linguistica contro la povertà espressa dalla sovrabbondanza di parole. Hemingway l’ha segnalato con la sua esperienza: l’ascolto può essere generativo o sterile, dipende dalla modalità in cui viene vissuto, se con apertura o chiusura. Insomma, nuove forme mediatiche segnalano vecchi bisogni mai sopiti. E l’ascolto è proprio uno di questi.
Vincenzo