“In un tempo di forti contrapposizioni e di depotenziamento della verità, occorre avere il coraggio della profezia, non per imporre un punto di vista, ma per dare un contributo culturale di speranza”. Nella ricchezza delle riflessioni della 79ª Assemblea Generale della CEI, conclusa da poco in Vaticano, è emersa con chiarezza un’indicazione di senso sull’impegno culturale in questo momento storico. Il tracciato aperto dalla profezia, con l’orizzonte della speranza, sostiene un percorso che dal dialogo interiore apre a visioni altre rispetto ai paradigmi più in voga. La profezia chiede di attivare le energie migliori perché tutto venga ricomposto attraverso un’attenta lettura del passato e, in tal modo, riconsegnato all’oggi per un futuro di speranza.
In questo contesto nasce e si sviluppa il rapporto tra cultura e comunicazione, più che un semplice punto di contatto. Il dono della profezia aiuta a non disperdere un tesoro prezioso, ma a farlo fruttificare in un passaggio davvero epocale. Si tratta d’inserirsi all’interno di una storia che precede e che seguirà. Con apertura totale di sé e disponibilità a essere a servizio della comunità.
Vincenzo