Si svolge a Roma dal 10 al 13 dicembre presso la Casa del Cinema (Largo Marcello Mastroianni, 1) la XXIII edizione del Tertio Millennio Film Fest (TMFF), il festival del dialogo interreligioso. Il tema di quest’anno è Io sono tu sei. Riconoscersi differenti.
In gara troviamo quattro film scelti dai rispettivi paesi per la candidatura all’Oscar per il miglior film internazionale. Homeward di Nariman Aliev gareggia per l’Ucraina. Buoyancy di Rodd Rathjen è la proposta dell’Australia. Dal Messico arriva La camarista di Lila Avilés. E Un tradcutor di Rodrigo e Sebastián Barriuso è la scelta di Cuba.
Inediti in Italia anche gli altri film in concorso. Master Cheng è la prima co-produzione tra Finlandia e Cina. Evento di pre-apertura del festival, lo scorso 3 dicembre, è stato presentato dal regista Mika Kaurismäki.
I nostri di Marco Santarelli, in anteprima assoluta, sarà presentato dal regista con don Giuliano Savina. La proiezione di The Remains di Nathalie Borgers, documentario sui migranti del Mediterraneo, vedrà un intervento di Nello Scavo di Avvenire.
Marta Serafini del Corriere della Sera e Takoua Ben Mohamed, fumettista e graphic journalist introdurranno il film d’animazione The Swallows of Kabul di Zabou Breitman e Eléa Gobbé-Méllevec.
Infine, Born in Jerusalem and Still Alive di Yossi Atia e David Ofek, miglior esordio al Jerusalem Film Festival.
Il vincitore del concorso sarà scelto dalla Giuria Interreligiosa presieduta dal regista iraniano di origine curda Fariborz Kamkari (I fiori di Kirkuk, Pitza e datteri) e composta da delegati delle comunità cattolica, protestante, ebraica, musulmana, buddhista e induista. La cerimonia di premiazione si terrà il 12 dicembre alle ore 21:00.
Terza edizione per il contest di cortometraggi. I finalisti sono dieci, realizzati da giovani filmaker di età compresa tra 18 e 36 anni sul tema del Festival. La Giuria interreligiosa, presieduta dal regista Phaim Bhuiyan (Bangla) e composta da delegati delle comunità religiose, premierà i primi tre classificati.
In lizza, Amateur di Simone Bozzelli, Ape regina di Nicola Sorcinelli, Cento metri quadri di Giulia Di Battista, La gita di Salvatore Allocca, Luis di Lorenzo Pallotta, Milady di Giulia Tivelli e Flavia Scardini, Il nostro tempo di Veronica Spedicati, Parking di Ahmad Seyfipoor, The Role di Farnoosh Samadi e She Fights di Nicola Martini.
Il 18 dicembre 1999 ci lasciava Robert Bresson. In suo onore, la Fondazione Ente dello Spettacolo, con il Patrocinio del Pontificio Consiglio della Cultura e del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede, ha istituito nel 2000 il Premio Bresson. Il riconoscimento è assegnato ogni anno a un regista «che abbia dato una testimonianza, significativa per sincerità e intensità, del difficile cammino alla ricerca del significato spirituale della nostra vita».
In occasione del ventennale, il 10 dicembre alle ore 19:00, Mylène Bresson, moglie del regista, incontrerà il pubblico. Sarà l’occasione per accogliere una testimonianza di vita personale e artistica accanto a uno dei più grandi cineasti di sempre. Dialogherà con lei Gianni Amelio, vincitore del Premio Bresson 2017. Seguirà il film di apertura, Au hasard Balthazar. Il capolavoro sarà proiettato in versione restaurata.
Il 13 dicembre dalle ore 17:00, un incontro imperdibile. Giuseppe Tornatore, il primo regista a ricevere il Premio Bresson nel 2000, dialogherà con il Cardinale Gianfranco Ravasi. Al centro, il tema del cinema come esperienza religiosa. Alle ore 18:00, evento di chiusura del festival: la versione restaurata di Nuovo Cinema Paradiso. Il modo migliore per celebrare i trent’anni dal Gran Premio della Giuria a Cannes.
Mercoledì 11 dicembre alle ore 15:00, un altro evento speciale. Si tratta dell’anteprima di Dio è donna e si chiama Petrunya di Teona Strugar Mitevska. Presentato all’ultima Berlinale, è stato proiettato anche al Torino Film Festival nella retrospettiva dedicata alla regista.