UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Umanizzare la lingua dei media

Chiamati a «umanizzare il linguaggio del nostro tempo». Lo ha ricordato il 29 maggio a Cesena il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, nell'ultima tavola rotonda del Festival della comunicazione.
30 Maggio 2017

Chiamati a «umanizzare il linguaggio del nostro tempo». Lo ha ricordato il 29 maggio a Cesena il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, nell'ultima tavola rotonda del Festival della comunicazione che si è chiuso dopo 11 giorni, con 28 eventi e oltre 60 ospiti. 'La comunicazione della comunità cristiana e non solo, nell’era digitale': questo il tema messo a fuoco dai relatori coordinati dal cesenate Ernesto Diaco, direttore dell’Ufficio nazionale per l’educazione, la scuola, l’università della Cei.

Il presidente della Federazione italiana settimanali cattolici (Fisc) don Adriano Bianchi ha messo in evidenza il ruolo della stampa locale capace di «fare emergere ciò che rimane nascosto per aiutare la comunione ». E sulle avvisaglie di possibili chiusure di alcuni media a causa delle difficoltà economiche comuni a tutta l’editoria ha ricordato che «quando lasciamo spazi, altri li occupano».

Per il direttore dell’agenzia Sir, Vincenzo Corrado, c’è una sola strada da perseguire, quella del servizio. «Il Sir prima ascolta e poi racconta. E l’ascolto vuole essere preceduto dal silenzio. Ci viene chiesto di entrare nella vita degli altri e di attenerci all'obiettività, al rigore e alla verifica. Un giornalismo diverso è possibile, in grado di aprirsi e di dialogare con gli altri». In una parola, l’invito è a essere «profetici». «La gente deve potersi fidare di noi», gli ha fatto eco il segretario dell’Unione cattolica stampa italiana (Ucsi) e inviato di Tv2000 Maurizio Di Schino. «Quando ci sono drammi e guerre, tra le prime vittime trovo sempre la verità». Poi un accenno alle cosiddette buone notizie, quelle che meriterebbero di essere riprese anche dai grandi network. «Perché – si è chiesto Di Schino – una buona notizia non viene quasi mai rilanciata?». Per don Antonio Rizzolo, direttore delle riviste della San Paolo Famiglia cristiana, Credere e Jesus, «non basta un giornalismo asettico. Occorre entrare nella realtà delle persone, mettersi in sintonia con esse, coinvolgersi per condividere». E anche nella denuncia di ciò che non funziona, ha sottolineato don Rizzolo, «dovremmo sempre offrire una pista di speranza e di bene. Anche da vicende drammatiche possiamo aprire varchi di fiducia».

Per Paolo Ruffini, direttore di rete di Tv2000 rischiamo di ridurci alla logica di un click, di un 'mi piace' o 'non mi piace'. E rischiamo la Babele. «Tutti parlano e nessuno ascolta – ha proseguito –. Invece comunicare significa cercare ostinatamente una relazione. Per questo occorre vedere al di là delle apparenze e avere uno sguardo che non censura nulla». Bisogna «stare dentro la realtà – ha detto – senza farsi corrompere. E nella crisi si ha il dovere di pensare a cose nuove».

«Nel tempo dell’informazione selfie – ha sottolineato il direttore Tarquinio – si rischia la negazione del dialogo. Si parla solo con chi ci somiglia, per confermare le proprie opinioni. Invece a noi interessa il confronto con tutti. Alle spalle abbiamo un popolo esigente». E sulle possibili sinergie tra i media cattolici, Tarquinio ha aggiunto: «Dobbiamo saper fare una rete utile, in grado di trasformare le debolezze in forza. Insieme possiamo crescere. Abbiamo le energie e le intelligenze per farlo».