Su internet non ci sono chiese, ma sagrati sì. Virtuali come tutto il resto della rete, ma utili per allacciare rapporti con chi dalla chiesa (quella fatta di mattoni) di solito se ne sta lontano. Questo è infatti uno dei modi in cui i parroci (i quali hanno con il web più dimestichezza di quanto non si creda) utilizzano internet, stando a una ricerca presentata ieri nella giornata conclusiva del Convegno «Chiesa in rete 2.0», promosso dall’Ufficio comunicazioni sociali e dal Servizio Informatico della Cei.
È possibile per la Chiesa avere nella rete di comunicazione globale una fisionomia riconoscibile senza per questo assumere linguaggi non conformi alla sua tradizione apostolica? Dalla capacità di fornire una risposta adeguata all'interrogativo, può nascere nella comunità ecclesiale la consapevolezza di saper partecipare attivamente all'utilizzazione di Internet, uno strumento che sta crescendo di importanza come efficace supporto all'azione delle diocesi. È quanto emerso dal convegno “Chiesa in rete 2.0” promosso dall'Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali e dal Servizio informatico della Conferenza episcopale italiana (Cei), che si è concluso ieri a Roma.
“La crisi del sistema dei media in Italia. Informazione senza etica? Le proposte dell’Ucsi” è il tema del XVII congresso nazionale dell’Unione cattolica stampa italiana, che si terrà a Roma, dal 23 al 25 gennaio.
Come tra Scilla e Cariddi, l’atteggiamento di molti credenti rispetto a internet oscilla ancora tra «esaltazione e diffidenza », tra «paura e idolatria», tra «senso di minaccia e adesione ingenua e indiscriminata». La rete delle reti richiede invece soprattutto «una presa di coscienza». E cioè il fatto che il web «ha sempre di più il carattere del linguaggio e di un ambiente, e meno quello di uno strumento ». Si prenda ad esempio Facebook. Occasione di incontro tra le persone o fabbrica di «individualismi interconnessi»?
“Comprendere e conoscere” ed “educare e accompagnare”. Sono questi i “due compiti” che oggi mons. Mariano Crociata, segretario generale della Conferenza episcopale italiana, ha affidato ai partecipanti al convegno nazionale, promosso dall'Ufficio per le comunicazioni sociali e dal Servizio informatico della Cei, sul tema “Chiesa in rete 2.0” (Roma, 19-20 gennaio).
L’annunciato Messaggio per la prossima Giornata Mondiale delle Comunicazioni sociali:”Nuove tecnologie, nuove relazioni. Promuovere una cultura di rispetto, di dialogo, di amicizia” lascia chiaramente immaginare – e in modo dichiaratamente pro-positivo – che in questo ambito si gioca una partita importante dell’umano”. Così don Domenico Pompili, direttore dell'Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali e portavoce della Cei, nell'intervento introduttivo al convegno “Chiesa in rete 2.0”.
Si è aperto a Roma il convegno “Chiesa in rete 2.0” promosso dall’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali e dal Servizio informatico della Cei. E' corso la diretta audio-video.
La pedofilia ha le basi virtuali (i server) in Usa e Russia, ma anche in Iraq e Iran. E i pedofili italiani preferiscono evitare di riunirsi in server ospitati sul nostro suolo, scegliendo di connettersi con l’estero. Senza disdegnare però i social network di internet. A lanciare l’allarme è Meter, l’associazione per la lotta alla pedofilia e la difesa dell’infanzia fondata da Don Fortunato Di Noto.
L’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali e il Servizio nazionale per il progetto culturale presentano la tavola rotonda su Chiesa e comunicazione nell’Anno Paolino: “Soprattutto, niente giornalisti”, se la fede diventa notizia.
Oggi come oggi, per qualsiasi istituzione che desideri trasmettere una sua immagine pubblica d'accordo con l'identità di se stessa, non può fare a meno dell'uso di internet e, concretamente, di avere un sito web. Il problema, quindi, non è tanto se avere un sito web oppure non averlo, ma quale tipologia di sito. L'arrivo del web nelle diocesi cattoliche ha contribuito enormemente alla proiezione di quella immagine e identità tramite la diffusione d'informazioni del proprio messaggio.